PENSIERO DEL MATTINO

Beaumont sur Mer – “Coloro che vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici; infatti, provano questo sentimento per quello che gli amici sono per se stessi, e non accidentalmente”.
Un tramonto, percorrendo in auto una strada della natia Calabria insieme all’amico Perego. Non eravamo sicuri del nostro itinerario e fu un sollievo incontrare un vecchio pastore. Fermammo l’auto e chiedemmo informazioni ma le sue indicazioni erano tutt’altro che chiare, gli offrimmo di salire in auto per accompagnarci sino al luogo giusto, a pochi chilometri di distanza: poi lo avremmo accompagnato al punto in cui lo avevamo incontrato. Lui decise che non era il caso di avventurarsi in macchina con due sconosciuti.
Ci fermammo in una stazione di servizio a prendere un caffè per poi ripartire alla ricerca del cliente di Perego. Lo trovammo dieci minuti più tardi. Perego scese e si mise a parlare con il proprietario del garage meccanico mentre io rimasi all’interno della macchina.
“ Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita” Jack Kerouac.
Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse del luogo dov’ero nato, pensai ch’era più divertente viaggiare e vedere le parti del mondo a me sconosciute.
“ Ogni volta che m’accorgevo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scendeva un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgevo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontravo, e specialmente ogni volta che il malumore si faceva tanto forte in me che mi occorreva un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decisi che era tempo di mettermi in mare” Liberamente tratto da Moby Dick di Herman Melville.
Cosa si potrebbe dire di quel viaggiatore, spirito errante eternamente insoddisfatto, capace di viaggiare attraverso il tempo, nella memoria perenne come in un attimo sfuggente, in uno spazio chiuso eppure senza confini? Cosa mi spingeva a lasciare i miei fratelli, gli amici che dal molo mi invitavano a scendere dalla Queen Federica? Come saziare questo mio esser mutevole come poteva essere un pensiero e un debole respiro?
Perché, si dirà, non è forse la vita un breve viaggio verso una meta sconosciuta ma magnetica? Qual è la convenienza del viaggiare per dover tornare, muoversi e ritrovarsi poi sempre allo stesso punto? Più scendevo in profondità e invece che trovare una risposta, accumulavo solo altre domande. Perché viaggiare, dicevo a me stesso, era in fondo uno stato dell’animo, a cui non si poteva chiedere ragione della sua esistenza.
Dal momento in cui si nasce, fino a quello in cui si muore, ognuno di noi, penso, effettua dei cambiamenti, sia fisici che mentali, che formano il nostro carattere e il nostro modo di essere: questo è quello che accade in un viaggio “normale”, perché ogni volta che viaggiamo nel senso che ci spostiamo fisicamente verso un altro luogo, bisognerà confrontarsi con gli altri e anche con noi stessi, con le nostre capacità: ad esempio, se si va in un paese straniero bisogna confrontarsi con lingua e culture nuove, e questo ci cambia interiormente anche se noi non ce ne accorgiamo subito.
Sentii la voce di Perego che mi invogliava a svegliarmi, bussando al finestrino dell’auto. Gli risposi citando l’inizio di una vecchia storia: “Di colui che vide ogni cosa…” così inizia la saga di Gilgamesh, uno dei meravigliosi poemi dell’antichità.
Arrivò il momento di riprendere il viaggio verso casa dopo una lunga giornata passata sulle strade calabresi. La persona che parte per un viaggio, non è la stessa persona che torna e non solo perché ha imparato cose nuove, fatto esperienze, visto un mondo di cui prima non conosceva, se non vagamente, la realtà, ma perché il viaggio lo ha, letteralmente, plasmato: “Il viaggio non soltanto apre la mente: le dà forma”.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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