Quisquilie e pinzillacchere ma … non solo 1

SOLDI… ELETTORALI ALLA PESCARA ROMA

Gli abruzzesi vorrebbero votare tre volte all’anno se con il governo di Destra i soldi arrivano a pioggia.
Ad una manciata di giorni dal voto, Giorgia Meloni infatti tira fuori dal cilindro di Palazzo Chigi 1 miliardo di euro per la ferrovia Pescara Roma senza ricordare quando, ancora all’opposizione, accusava Matteo Renzi di “mancetta elettorale”  per gli  80 euro  alle Europee del 2014.
Oggi invece la Ducetta difende il finanziamento parlando di “un’opera di rilevanza strategica” non solo per il Lazio e l’Abruzzo ma per tutto il Centro Italia. Smemorata quindi, ma anche non del tutto sincera, la nostra Presidente del Consiglio che, oggi, dà appena una parte a fronte di  quello che sempre il suo governo nell’estate del 2023 ha tolto: 1 miliardo e 465 milioni. 

E, per dirla tutta, mancano ancora 5 miliardi e 585 milioni per completare l’intera opera .
Anche stavolta la “narrazione” di Giorgia Meloni assomiglia tanto al gioco delle tre carte. Un gioco perverso perché avviene sulla pelle degli elettori

BERLUSCONI SULLA MELONI AVEVA VISTO GIUSTO
Giorgia Meloni, come mandò a dire a Silvio Berlusconi, non sarà ricattabile ma il Cavaliere l’aveva conosciuta bene e, quasi alla fine della sua lunga stagione politica, si appuntò su di un foglietto nell’aula del Senato quattro azzeccatissimi aggettivi: Supponente, prepotente, arrogante e offensiva.
Su di lei, in molti ci siamo sbagliati ma ora i nodi vengono al pettine. Più passano i mesi e più la Premier si rivela per quello che è: Certamente non una statista come qualcuno inizialmente pensava, non una leader perché è divisiva, e probabilmente non farà tutti i cinque anni della legislatura. Forse per una sua stessa decisione. I limiti della ragazzotta di Colle Oppio sono evidenti e poco a poco stanno emergendo.
La Ducetta non è inclusiva – come dovrebbe essere un vero leader -ed è refrattaria a qualsiasi forma di dissenso per cui preferisce circondarsi di persone fidate, più che competenti. I nervi sono il suo punto debole e basta un niente per farla… sbroccare, cercando poi di riparare con faccette, sorrisi tirati e smorfie ironiche. Con i giornalisti è un disastro.
Come D’Alema, non li ama. Ma tra i due ogni paragone è ingeneroso: L’uno viaggia in Ferrari, Lei su di una automobilina elettrica per i ragazzetti.
Anche questa idiosincrasia per le conferenze stampa cela una evidente debolezza, brava a parlare solo senza contraddittori.
E’ avvenuto anche dopo l’ultimo incontro alla Casa Bianca con Joe Biden. E’ chiaro che temeva le domande che inevitabilmente le sarebbero piovute sul recente scontro da Lei aperto con il Quirinale. Uno scontro cercato? Forse no. Ma dopo quattro giorni davvero neri per la “sberla” sarda l’è scappata la frizione ed ha dato libero sfogo a quello che veramente pensa di Mattarella e della nota del Colle, assai dura, per le manganellate della polizia agli studenti di Pisa e Firenze. In questa occasione l’è mancato il “conforto” di un Gianni Letta capace di calmarla e farla riflettere sulle conseguenze di un conflitto con la persona istituzionale oggi più amata dagli italiani.
Ma figure come il Letta berlusconiano le mancano. Certamente non Fazzolari, non Foti, non Delmastro, non Donzelli. Insomma, non puoi fare la Presidente del Consiglio e “fidarti” solo di tua sorella, di Lollobrigida e dei tanti signorsì che affollano il Partito.
Un leader, se punta in alto, ha bisogno intorno a sé anche di teste “pensanti”. E queste, a Giorgia Meloni, mancano.

Pda

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