I CAPIGRUPPO DELLA CAMERA SI AUMENTANO L’INDENNITA’. PE’ CAMPA’…
“Io so' io e voi non siete un c..zo”. Era il 1981 quando nelle sale cinematografiche Alberto Sordi ci faceva sorridere con la battuta di Trilussa nel Marchese del Grillo. Sono passati più di 40 anni e il "Palazzo" si preoccupa di riattualizzare quella battuta. Questa volta però non più divertente come con Sordi ma spia di una frattura sempre più ampia tra la politica e la gente.
Senza ritegno, senza alcuna vergogna, gli 8 capigruppo della Camera si sono aumentati di 2.226,92 euro lordi per dodici mensilità la loro indennità extra. Si dirà che non è lo stipendio ma si tratta sempre di soldi che finiscono nelle loro “capienti” tasche anche se, precisano con un po’ di coda di paglia, che l’aumento non si ripercuoterà sui cittadini perché a carico dei rispettivi gruppi parlamentari. Comunque, una decisione certamente inopportuna soprattutto perché presa in un momento in cui in Italia il povero è sempre più povero.
E questo mentre a migliaia di famiglie, giusto o non giusto, si è tolto il reddito di cittadinanza.
Il discorso potrebbe apparire populista se non ci fosse un’inflazione che erode i salari, se molti malati non fossero costretti – perché poveri – a non curarsi come dovrebbero, se la gente per vivere non dovesse stringere la cinghia, se molti giovani non fossero costretti a cercare lavoro all’estero come i nostri nonni all’inizio del secolo scorso.
Ma questo alla Casta non interessa. E, con gli interessi, si riprende – in silenzio e senza troppo clamore – quello cui anni fa ha dovuto rinunciare, a cominciare dal recupero del taglio dei vitalizi al Senato.
Con la scusa degli adeguamenti ISTAT si moltiplicano infatti, in barba alle situazioni economiche dei loro territori, le norme per i compensi di governatori, consiglieri regionali, comunali e sindaci.
Ma i privilegi non si fermano qui. È di questi giorni la polemica sui “lussi” della ministra Santanche’ mentre i dipendenti di alcune sue società non sembra se la passino bene. O anche lo “status” di uno dei figli del Presidente del Senato accusato di stupro.
La vicenda è ancora tutta da chiarire ma ci si chiede perché la sim sia intestata al Presidente del Senato e perché non sia il padre a consegnarla spontaneamente ai giudici per gli opportuni controlli. E ancora: chi paga il traffico del telefonino di un ragazzo certamente non povero, abituato a frequentare locali esclusivi?
Giorgio La Pira calzava sandali francescani. Alcide De Gasperi alla fine della guerra si fece prestare un cappotto per il suo viaggio negli USA perché il suo era liso. Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi a fine pranzo divideva la mela con i suoi occasionali commensali.
Allora per votare le file ai seggi erano interminabili, ora rischiamo di finire sotto il 50 per cento. Ci sarà un motivo?
PdA