L’AMULETO

Con una mia cara amica andavamo spesso in giro per mercatini, bric a brac, antiquari e così via, sempre in cerca di qualcosa di prezioso nella speranza che il venditore non fosse in grado di darne una valutazione congrua, in modo che noi potessimo fare un   buon affare e quindi decuplicare la cifra  da noi spesa.

Ma succedeva sempre il contrario: con noi il buon affare lo faceva immancabilmente il venditore, perché le cose che noi  pagavamo cento, riuscivamo a rivenderle a non più di cinquanta.

Io ricordavo con molto rammarico che in casa,  mio padre  – chissà da quanto tempo – aveva alla parete un quadro di media grandezza con un volto molto delicato di Madonna, che  decise di vendere a Porta Portese per una somma che lo lasciò molto soddisfatto.

Se non che – dopo qualche settimana – leggemmo sulla cronaca di Roma del Messaggero che proprio in quel mercato era stato rinvenuto un volto di Madonna di un pittore famosissimo ( non ne ricordo il nome, avevo dieci anni ) che aveva fruttato al venditore una somma ingentissima, ma sempre la millesima parte del suo valore effettivo.

Fortunatamente mio padre non lesse l’articolo ed io – d’accordo con i miei quattro fratelli e tre sorelle – non glielo dissi mai. Abbiamo voluto risparmiargli un sicuro collasso.

Questo fatto mi aveva talmente indispettito che era nata la voglia di rifarmi con qualcosa di analogo, tramite le mie affannose ricerche tra mercatini ed antiquari. Speravo sempre di trovare qualche venditore grullo che mi vendesse qualcosa di antico e prezioso accantonato tra le loro cianfrusaglie.

Ma trovavamo sempre e solo cianfrusaglie!

Un giorno, nel nostro girovagare, trovammo un cartello che indicava che al piano interrato di uno stabile di Trastevere si trovava un negozio di chincaglierie varie e pezzi di antiquariato.

Spinti dalla nostra innata curiosità  entrammo e ci venne subito incontro un vecchio calvo, segaligno, miope e non più alto di un metro e cinquanta. “Buonasera” ci disse. “accomodatevi pure e fate le vostre scelte in questo Paradiso dell’antichità”. “ “Ma sono le dieci del mattino” gli risposi. “Caso mai buongiorno!” “Qui è sempre notte” replicò. Infatti aveva ragione. Le luci erano talmente basse che si poteva camminare solo a tentoni. “Accomodatevi e fate le vostre scelte senza indugi. Io aspetto alla cassa.”

Cominciammo a visionare gli oggetti disposti in modo sconclusionato sugli scaffali e trovammo una congerie di articoli pazzeschi. Scarpa di Luigi XIV, gavette della guerra di Russia del 1812, crinolina di Madame Pompadour, originale della Magna Carta, la poesia “L’infinito” vergata a penna dal Leopardi, il cappello di Napoleone… e così via. Non ce la facemmo a continuare. Dissi alla mia amica che l’unica cosa originale e più antica che esisteva in quell’antro diabolico era il vecchio stesso.

Ci avviammo verso l’uscita dicendo che nulla era di nostro gradimento per cui iniziammo a salire le scale. “Neanche questo?” ci apostrofò il vecchio mostrando un piccolo oggetto che teneva gelosamente nella sua mano destra. “Vediamo” gli dissi tornando indietro. Cominciò a scartare l’ oggetto e ci mostrò un occhio ben disegnato di pietra nera che attirò la nostra attenzione. “Cos’ è?” gli chiesi. “Questo è l’Occhio di Horus della religione degli antichi Egizi e simboleggia la prosperità, la buona salute, ed assicura protezione dalle malattie e fortifica l’amore.

Non c’era Faraone o Alto Dignitario o semplice schiavo che non ne possedesse uno. Era fatto con i materiali più vari, ma il più prezioso era quello di alabastro nero. Come questo.” “Ma è autentico?” gli chiesi. “Certo. E’ stato trafugato dal sarcofago di un Faraone, non si sa quale, e giunto fino a noi”.

 Pensando alla solita patacca, gli chiesi il prezzo: trecentomila lire, mi disse.

“Posso offrire solo trentamila” gli dissi “non ho una lira di più.” Ma come posso darti un oggetto così prezioso per questa miserabile cifra?” mi rispose

 “Purtroppo non ho altro” aggiunsi. Allora cosa mi dice?”. “E va bene…accetto, ma sono sicuro che lei tornerà qui in tempi brevi”. Non feci caso a quanto aveva detto, per cui pagai e portai via l’oggetto pensando, questa volta, di aver finalmente fatto un buon affare.

La sera, dopo aver cenato, mi ricordai di avere ancora con me l’oggettino, quindi lo poggiai sul comodino e presi sonno.

Passai una notte d’inferno tra Faraoni, sarcofaghi, mummie, schiavi e così via. Sembrava che tutto l’antico Egitto si fosse riversato nella mia stanza. Ma la cosa più sorprendente che al mattino notai  alcune gocce di acqua versate sul mio comodino, fatto del tutto inspiegabile.

Le notti successive il fenomeno si ripetè sistematicamente ma con l’aggiunta di gemiti, lamenti e pianti sommessi, accompagnati dalle solite gocce d’acqua che trovavo sul  comodino.

Non riuscendo più a dormire, decisi di tornare dal vecchio antiquario per chiedere lumi sul fenomeno.

Appena mi vide mi  affrontò subito che e disse: “Ti aspettavo con la certezza che saresti tornato presto, come hanno fatto i precedenti sette acquirenti che mi hanno restituito l’amuleto, senza neanche chiedere indietro il prezzo pagato.” Ma come si spiega tutto ciò?” gli chiesi. “Niente di più semplice. In quell’opera di strozzinaggio che tutti hanno portato a termine – compreso te – l’Occhio di Horus si è sentito offeso vendicandosi con notti insonni al punto dover rinunciare dall’oggetto. E’ l’ottava volta che lo vendo, mettendo da parte un bel gruzzoletto. Praticamente è l’unica cosa che vendo da circa tre mesi.” “E le gocce sul comodino? “ Gli chiesi. “Quelle sono lagrime di dolore versate dall’Occhio per il vile trattamento che ha dovuto subire per essere stato ceduto ad un prezzo così offensivo.”

Capita l’antifona, stavo restituendo l’amuleto rinunciando – come fatto dai precedenti acquirenti –  anche al prezzo che avevo dato in precedenza. Ma mi venne un’idea.

“Ma se io completo il giusto prezzo, l”Occhio di Horus si placa?” “Senza dubbio” mi rispose. “Potrà dormire sonni tranquilli”.

Pur conservando qualche dubbio e prevedendo un’ ulteriore patacca, preparai un assegno e pagai il residuo.

Tornai a casa e passai, finalmente, una notte tranquilla. Guardai l’Occhio di Horus e lo vidi quasi sorridente.

Non mi separai più dall’amuleto ed ora posso confermare che le cose promesse dall’Occhio furono tutte mantenute: salute, protezione, prosperità, rinascita, amore.

Vit

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