Quisquilie e Pinzillacchere ma … non solo 21

Il 12 aprile 1984, due mesi prima della scomparsa di Enrico Berlinguer e sei anni dopo la morte di Aldo Moro, nasceva a Varese in piena Prima Repubblica la Lega di Umberto Bossi, oggi il partito più longevo del parlamento italiano.
Nello studio della notaio Franca Bellorini, c’erano i pionieri di quel partito, oggi tutti fuoriusciti, tra i quali l’ex senatore Giuseppe Leone: “i soldi – dice – li ho messi io, Umberto le idee”.
Un partito ruspante, imprevedibile, folkloristico, ricco di entusiasmo, quello di quegli anni. Un movimento – ricorda Bossi – “più vicino al popolo”, assai diverso da quello di oggi. Si chiamava Lega Autonomista Lombarda, antenata della Lega Lombarda. E questo spiega perché al sud, dove poi Salvini l’ha portata con il nuovo simbolo e il suo nome sovrastante la parola “premier”, ha finora raccolto pochi voti
In quegli anni lo slogan era “lontani da Roma e vicini all’Europa”, sotto il simbolo di Alberto da Giussano. Bene, dopo 40 anni, il “Capitano” ha cambiato le rotta del Movimento ed ha fatto entrare la Lega a Palazzo Chigi, dove è vicepremier, sposando per calcolo elettorale tutte le tematiche antieuropeiste. Nei fatti la Lega ha perso il carattere di forza federalista ed ha fatto “comunella” con le peggiori espressioni di nazionalismo e di fascismo che in Europa stanno facendo capolino. E per le Europee ha gettato la maschera avviandosi a candidare in quasi tutte le circoscrizioni il generale Roberto Vannacci. Non proprio un “leghista doc”.
Ma questo passa il convento e Salvini ci si aggrappa come un naufrago che sta per affogare. I sondaggi infatti sono impietosi.
Diciamo che il Senatur ha vissuto nel silenzio questa progressiva trasformazione della sua “creatura” e, piene le scatole, ha colto l’occasione dei 40 anni per dare il benservito a Matteo Salvini che, per stile e contenuti, è uomo di un’altra stagione. “Alla Lega serve – ha detto da Gemonio Bossi – un altro leader”.
Se l’è presa l’attuale segretario? Ufficialmente no, ha fatto spallucce sforzandosi di dissimulare l’irritazione per le parole del fondatore della Lega spostando l’attenzione sul suo libro autobiografico: “Controvento”, in uscita a breve.
Comunque, autolesionista anche nel titolo, come quando nel 2019, fece cadere il Conte 1.
Chieda, il Capitano, a qualche migrante che è riuscito a salvarsi quanto sia difficile la navigazione con il vento contro, soprattutto per lui dopo lo schiaffo di Bossi.

PdA

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