PESCE D’APRILE

Odio le feste comandate. Disprezzo anche il modo su come alcuni Amministratori pensano di sottrarsi agli impegni presi quando si sono fatti eleggere. Sono oltre 6 mesi da quando il Consiglio di Stato ha emesso una inappellabile sentenza che andava fatta eseguire da chi amministra il comune di Amantea, in Calabria. Nulla è stato fatto per far restituire al Demanio circa 2000 metri in località Coreca, un bellissimo posto in riva al Mare di Ulisse.
Trovo abominevole tutto ciò e offensivo nei confronti degli Amanteani che da decenni aspettano di poter rifrequentare il luogo demaniale di cui ho appena parlato, abusivamente sottratto dai proprietari dell’albergo “La Scogliera” per farne un uso privato e addirittura far pagare il pedaggio a chi volesse parcheggiare in quel posto la propria autovettura.
Stanco di vedere ancora una volta disattese le leggi che governano questa meravigliosa Penisola, ho preferito sedermi davanti alle onde dell’Ulisse e tornare indietro nel tempo, a quando alle domande si ricevevano risposte che con il passare degli anni hanno contribuito a fare di me ciò che sono.
Quando ero un giovane studente universitario seguivo alcuni corsi sui diritti umani (non chiedetemi quanto tempo fa), ci furono detto due cose su Karl Marx: che non era un fan del capitalismo e che era un critico dei diritti liberali. Successivamente, Marx mise in luce in luce le contraddizioni fondamentali e le ipocrisie del discorso sui diritti, rivelando l’insensatezza delle libertà liberali in un mondo di disuguaglianza, sia sulla proprietà che sul potere. Per parafrasare Anatole France, i diritti di proprietà liberali significavano, si fa per dire, che sia i mendicanti che i ricchi potevano acquistare ville.
Ciò che ci ha insegnato il PT in Brasile fondato nel 1980, tra gli altri anche da Luiz Inácio Lula da Silva. Il PT è un partito di sinistra, che raccoglie diverse sensibilità culturali, dai cristiani, socialisti, marxisti, passando per i socialdemocratici; e il partito Comunista in India  è che gli esperimenti radicali di democrazia diretta fanno parte dell’immaginazione marxista del ventunesimo secolo.
Ciò che è degno di nota di questi due esperimenti di democrazia diretta è che furono guidati da partiti politici. Le esperienze del Brasile e del Kerala suggeriscono che i partiti politici marxisti possono trasformarsi da partiti d’avanguardia a partiti che hanno sposato la democrazia diretta e la democrazia rappresentativa.
Sebbene mi sia concentrato principalmente sulla democrazia politica, qualsiasi tentativo di realizzare una trasformazione democratica, egualitaria, ecologicamente sostenibile e anticapitalista richiederebbe il “benestare” del mondo dell’economia e quello politico. I recenti eventi in Egitto, Siria, Tunisia, Argentina, Bolivia e in Sud Africa potrebbero essere descritti come ulteriori esempi di tali movimenti nella lotta per la democrazia politica ed economica.
Le origini della democrazia, derivano dal greco demokratia (demos, “popolo”, kratia legato a Kratos, “forza”, “potere” e kratein, “governo”, “governare”) che significa “potere del popolo”, “governo del popolo”. Si riferiva al sistema di governo di Atene nel V secolo a.C. Ad Atene ogni cittadino (maschio adulto) poteva votare nell’Ass seemblea (eklesia) sulle questioni più importanti della città.
Il concetto di democrazia è nato molto tempo fa ed è stato molto controverso, ma la versione utilizzata dalla maggior parte degli scienziati politici tradizionali affonda le sue radici nella famosa definizione minimalista di democrazia di Joseph Schumpeter come “quel dispositivo per arrivare a decisioni politiche in cui gli individui acquisiscono il potere di decidere attraverso una lotta competitiva per il voto popolare”. In altre parole, la liberal- democrazia è caratterizzata dall’esistenza di elezioni competitive per i posti esecutivi e legislativi invece che tramite successione ereditaria, mezzi rivoluzionari violenti, ecc.
Secondo Schumpeter si tratta di una definizione concisa, che descrive, cioè, in modo oggettivo come sono le democrazie moderne, evitando così definizioni soggettive e normative che prescrivono come dovrebbe essere una democrazia ideale secondo la visione del mondo di ciascun autore.
Arriviamo ai giorni nostri e alle liberal – democrazie occidentali, ovvero a quelle forme di governo che dovrebbero garantire a tutti gli individui la partecipazione in piena uguaglianza a qualsivoglia processo decisionale, richiedendo un elemento imprescindibile: la “corretta” informazione di coloro che si apprestano a prendere una decisione che concerne la collettività.  
I giornali, i programmi televisivi di confronto e dibattito, le radio, fin dalla loro nascita, hanno rappresentato i principali veicoli di diffusione dell’informazione, il modo più diretto e rapido a disposizione per persuadere e convincere le comunità elettorali o più in generale gli individui.
Tuttavia da qualche decennio questi hanno subito un rapido oscuramento da parte dei social network che si sono imposti con forza come canali informatici principali e preferenziali per la maggior parte degli individui di tutto il mondo, sostituendo qualsiasi tipo di conversazione e confronto su carta o broadcast.
La massima espressione del processo di decisione collettiva risiederebbe nell’esercizio del voto, pertanto gli autori hanno sviluppato una situazione sperimentale, basata su un gioco, per la quale due gruppi, appartenenti a differenti schieramenti (viola vs giallo), si sono trovati a dover prendere una decisione e votare per risolvere un contenzioso ed evitare così un blocco politico. Roba da play station.

Gigino A Pellegrini & un incredulo G el Tarik

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