IL CATAJO MAI VISTO

Le stanze private degli Asburgo Este e gli affreschi ritrovati

Da sabato 13 aprile 2024 è prevista l’apertura al pubblico di un intero piano, rimasto fino ad oggi chiuso, del castello del Catajo, a Battaglia Terme (Pd).
Il castello raddoppierà dunque il numero di ambienti interni visitabili: sono infatti dieci i nuovi saloni che compongono il nuovo piano ritrovato.
Da sempre ad uso privato, le sale di questo piano furono realizzate nel Cinquecento dagli Obizzi, costruttori e primi proprietari del Catajo e vennero poi ristrutturate negli anni ’20 dell’Ottocento dai successivi proprietari, la famiglia Asburgo Este, arciduchi di Modena.
Da aprile, quindi, si potranno visitare non solo due interi livelli, ma due epoche e due dimensioni a confronto: il Cinquecento di rappresentanza al piano nobile, le nuove stanze private dalle delicate decorazioni neoclassiche al piano superiore. Le pareti infatti conservano decorazioni ad affresco del pittore veneziano Marino Urbani con vedute di paesaggi pittoreschi, marine con velieri e scene di vita agreste.
Le stanze mantengono ancora intatta l’atmosfera e l’intimità degli spazi famigliari: camere da letto, sala da pranzo con il servizio da tavola di antiche ceramiche, sala della musica con un fortepiano di metà Ottocento, sala da gioco, tutte sembrano ancora vissute dai loro antichi proprietari.
Sono questi gli ambienti in cui hanno abitato Francesco IV duca di Modena e la moglie Maria Beatrice di Savoia che amavano particolarmente il Catajo e vi soggiornavano per sei mesi l’anno. Sono le medesime stanze dove l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono d’Austria, passerà la sua ultima vacanza prima di recarsi a Sarajevo, luogo del noto attentato che diede inizio alla Prima Guerra Mondiale. Anche Francesco Ferdinando farà “ammodernare” alcune delle stanze negli anni ’80 dell’Ottocento.
Negli ultimi due anni, l’intero piano è stato dunque sottoposto ad uno scrupoloso intervento di restauro, nel corso del quale sono emerse importanti scoperte. A seguito di saggi stratigrafici condotti in tutti gli ambienti, una prima stanza ha svelato la presenza di affreschi più antichi, poi coperti da un successivo strato di intonaco nell’800. Sono state così riportate alla luce magnifiche scene a soggetto mitologico dipinte nel Cinquecento da Giovanni Battista Zelotti (autore dell’importante ciclo di affreschi del piano nobile). Sono anche venuti alla luce affreschi successivi, del Seicento, di un secondo autore ancora ignoto.
Così le pareti della stanza che fino a due anni fa erano semplicemente dipinte di verde oggi mostrano raffinate pitture che ritraggono Apollo e le muse, le tre Grazie, Venere e Sileno.
Il secondo ambiente interessato dai ritrovamenti è stato l’elegante scala a chiocciola che collega i due piani del castello, ridipinta grossolanamente a fine Ottocento e che nascondeva al di sotto, in perfetto stato di conservazione, affreschi più importanti sempre ad opera dello Zelotti, che riproducono marmi, balaustre e festoni floreali.
Un altro tassello prezioso va così ad aggiungersi ai grandi lavori di restauro intrapresi al Catajo a partire dal 2016, quando la proprietà è passata all’imprenditore trevigiano Sergio Cervellin: «Sono stati tanti anni di lavoro e impegno economico, ma anche di soddisfazioni, man mano che il Castello rinasceva davanti ai nostri occhi», racconta Cervellin. «Da subito, quando nel 2016 mi sono lanciato in questa impresa, la mia idea era di restituire un bene storico alla comunità, affinché tutti potessero ammirarlo. Questo secondo piano e gli affreschi ritrovati sono un dono del Catajo, che mi ripaga delle fatiche e della resilienza che ho opposto alle difficoltà. Quello fra me e il Catajo è un dialogo senza fine, perché questo è un luogo di storie, leggende e pace e chissà quali altre meraviglie potrà svelare».
In Veneto sono molto rari negli ultimi decenni i ritrovamenti di affreschi coperti così di pregio e in così vasta superficie. Questo rende le scoperte del Catajo assolutamente eccezionali e di grande importanza storico-artistica.

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