Quisquilie e pinzillacchere ma… non solo 6

SALVINI NON VUOLE ESSERE CHIAMATO CRETINO

Matteo Salvini non vuole essere chiamato cretino e chi nel Partito lo fa viene espulso, come il leghista Gianantonio da Re. Diverso registro con i giornalisti che, non potendoli espellere, li querela. E noi quindi ci guardiamo bene dal dirlo anche se lo dovessimo pensare.
Certo, il suo commento alla batosta rimediata dalla Lega in Abruzzo lascia sconcertati. Per consolarsi con l’aglietto – dicono a Roma – guarda al flop dei 5 Stelle, dimenticando che dal 2018 al 2019 ci ha governato insieme e con loro era arrivato nei sondaggi a chiedere i “pieni poteri”
Altri tempi! A quelle regionali la Lega ottenne il 27,5% contro il 7,6% di oggi dell’era Meloni e Matteo parla di “buon risultato della Lega” sostenendo che i 43 mila voti ottenuti sono stati determinanti per la vittoria dell’uomo della Ducetta!!!
E quel che è più grave – ma il Capitone fa finta di niente – è che sembra inarrestabile il trend negativo della Lega che perde 6mila voti rispetto alle ultime politiche oltre ai 17mila voti già persi in Sardegna dove il Partito è precipitato al 3,7%.
E ad aprile il rischio di un nuovo crollo di una Lega che Salvini ha voluto trasformare da nordista in nazionale. E, dulcis in fundo, il redde rationem delle Europee dove si voterà con il sistema proporzionale. E lì il segretario della Lega può sperare solo nel miracolo del generale Vannacci. Una carta che Salvini gioca con molta spregiudicatezza.
Per ora, l’uomo delle felpe ai tempi del “pieni poteri” resta saldamente in sella con la vecchia guardia bossiana che lo contesta. Ma dopo il 9 giugno?

PdA

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