IL PONTE INGANNATORE

Beaumont sur Mer – Nella scellerata successione di eventi che portò all’ omogeneizzazione della penisola italiana fra il 1859 e il 1861, nessuna vicenda fu più trucida di quella a cui i miei conterranei dovettero assistere nell’Italia meridionale. 
La questione meridionale resta, purtroppo, ancora oggi aperta, per una serie di motivazioni di carattere economico. Infatti, il ritardo nello sviluppo rispetto al Centro-Nord, anche successivamente alla Seconda guerra mondiale,  non si sarebbe mai potuto annullare dal momento che, nel periodo che va dal 1971 (da quando i dati sono disponibili) al 2017, lo stato italiano ha investito in media per abitante, molto più al centro-nord che al sud, rendendo non solo incolmabile il divario, ma anzi, accentuandolo.
Caro lettore, non sprecare il tuo prezioso tempo nel leggere quanto segue, se sei uno di quelli che “credeva” che Ruby fosse veramente la nipote del presidente egiziano Mubarak, niente di più facile che alla tua compagna si sia gonfiata la pancia per grazia ricevuta. L’altra possibilità sarebbe che sia stato, ancora una volta, lo spirito Santo.
Qualunque giovane, oggi, nato e cresciuto al Sud, e che abbia un’età compresa tra i 24 e i 40 anni, una laurea in tasca e tanta speranza di farne buon uso, è un potenziale migrante intellettuale. Abbandonate le valigie di cartone, dunque, via le coppole sformate e i lunghi cappotti di flanella: a restare immutata è solo la destinazione. Da Roma in su, e in fuga principalmente dalla Calabria: ai laureati meridionali non resta che sperare di poter ricominciare da zero, o almeno da tre, come si augurava l’ottimista Massimo Troisi.
A distanza di 14 anni, un degno membro del senato urlava, a proposito di Steccato di Cutro: “ Vedo una scellerata corsa a sinistra per strumentalizzare e guadagnare consensi: grave che per bieco tornaconto politico si faccia passare l’idea che l’Italia lasci morire la gente in mare, grave che si faccia passare Meloni come mandante politica della strage, grave legare queste morti al decreto sulle Ong, nessuno di loro avrebbe potuto salvarle”. Così la capogruppo di Forza Italia Licia Ronzulli.
Porto sempre con me una figurina rappresentante Socrate, il grande filosofo greco che “sapeva di non sapere”. Quando sono assillato da dubbi, guardo la figurina e mi tornano in mente le pagine scritte dal suo discepolo Platone. Quando scoppiò la rivoluzione in Atene, gli uomini combatterono per essa o contro di essa, strenuamente, fino alla morte. Quando la democrazia vinse, il fato di Socrate fu deciso: egli era il capo spirituale del partito ribelle, quantunque fosse stato personalmente pacifico; era la fonte dell’odiata filosofia aristocratica, il corruttore dei giovani, ebbri di diatribe. Come dicevano Anito e Mileto, era meglio che Socrate morisse.
La Calabria, oltre a diventare una gigantesca tomba per i disperati che attraversano il mare di Ulisse alla ricerca di un posto dove poter vivere decentemente il resto della loro esistenza, si sta trasformando rapidamente in un guscio vuoto, una culla di giovani talentuosi prima cresciuti, poi formati e, alla fine, abbandonati al proprio destino. Il pensiero di poter vivere nel meridione sembra essere, ormai, alla stregua di un’assurdità, un’irriverenza, una presunzione o, ancor peggio, un anacronistico sogno di vita e di rivalsa.
Chi decide di restare, insomma, in diverse occasioni viene deriso, umiliato, sottoposto ad ingaggi di lavoro al limite dell’umano e, almeno nella maggior parte dei casi, tacciato di mancanza di ambizione o, peggio ancora, di determinazione e volontà.
“Ogni collasso porta con sé disordine intellettuale e morale. Bisogna creare gente sobria, paziente, che non disperi dinanzi ai peggiori orrori e non si esalti a ogni sciocchezza. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà.” Antonio Gramsci.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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