AVREI PREFERITO LA CARAVELLA

Beaumont sur Mer – Mi sveglio; e le incerte immagini si dileguano. Tento di nuovo invano di riaddormentarmi. Ciarlatani con stupide dicerie sperano di vedermi danzare inutilmente. Se i fiori purpurei nei deserti erano belli, in mezzo a gigli apparve e per nome mi chiamò. Subito a lei mi avvicinai, la strinsi forte al petto e lei felice sorrise e sulle labbra mi baciò.

In questo lungo sogno, tutto si svolge all’insegna dell’equilibrio e della moderazione, in un’atmosfera ovattata, la legge dominante è quella della moderatezza e della misura, anche nel consumo d’erba e del vino che deve contemplare la giusta miscela di acqua e di alcool nella coppa per raggiungere l’ebbrezza, cara a Dioniso, lentamente, tra mielate canzoni e pacate discussioni.

Questo strano tormento non è mai un fatto acquisito per sempre, ma è un’avventura, un gioco, una ricerca continua di verità. La voce la riconosco, è quella del mio grande maestro Enrico Musacchio, ormai solo nonno in qualche sperduto appartamentino della sconvolta Parigi.

Se il fumo e la passione hanno occupato la maggior parte della mia vita, rendendola accattivante, non mancano tuttavia sentimenti di malinconia per la precarietà della condizione umana, la ormai trascorsa giovinezza e le tempie ingrigite, che sono un preludio alla triste conclusione della vita e all’approdo finale nel nulla.

Per millenni, la cultura occidentale ha affrontato la questione del rapporto tra “mente” e “corpo”, tra “ragione” e “passione”. Tale rapporto, in verità, si è spesso configurato in termini conflittuali, privilegiando la parte razionale rispetto a quella corporea e sensoriale. Nell’antichità amare la vita e le persone era una ricompensa per pochi eletti . In un momento successivo venne concepita come un diritto universale che spettava a ogni membro della specie umana.

Dunque chi non nutre passione è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale. Circa 25 anni orsono qualcuno deve avermi suggerito di ballare come se nessuno mi stesse guardando, di amare come se nessuno mi avesse mai ferito, di cantare come se nessuno mi avesse mai ascoltando e di vivere sapendo che l’unica realtà è sulla Terra.

Della passione è una immensa fortuna riuscire davvero a respirarne l’odore, a sentirne l’importanza sotto la pelle. Chiudere gli occhi e percepirne la presenza attraverso i brividi tra cuore e pareti intime dell’anima. Esiodo mi aggrada molto come rappresentante l’Amore e nato da se stesso. Un grande e seducente fra gli Dei più antichi.

Alcuni lo vollero figlio di Ares, figlio di Giove e di Afrodite. Lo si rappresenta nudo, armato di arco e di frecce con cui colpisce il cuore degli uomini facendoli innamorare. Tormentò persino sua madre che si arrabbiò al punto di punire l’insolenza del figlio colpendolo con un sandalo.

Mentre tutto scorre dentro in modo fluido libero e cristallino e lo spazio infinito della mente si riduce sempre più.

Way down below the ocean where I wanna be she may be,

Way down below the ocean where I wanna be she may be,

My antediluvian baby, oh yeah yeah, yeah yeah yeah,

I wanna see you some day…Queste sono i versi che mi sussurrava nei giorni tristi la voce di Donovan.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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