DOPO UN CLICK

Beaumont sur Mer – Da giovane la Calabria non mi piaceva. Poi, da oltreoceano avevo in qualche modo capito che il vero amore consisteva nell’amare ciò che non piaceva. Una idea la ebbi, molti anni dopo, nel vedere il film di fantascienza “The Wandering Earth” (La Terra errante) del 2019. Nel film l’umanità era impegnata a spostare la Terra dalla sua orbita utilizzando enormi propulsori per sfuggire da un lato al Sole, che ormai a fine vita si espandeva sempre più, dall’altro per evitare la collisione con Giove.

Ancora oggi aspetto in silenzio un segno che non arriva, seduto con i capelli al vento e la malinconia di chi aspetta il ritorno di qualcosa che la Calabria ha perduto. “Mi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuoto aspettare, contando i giorni come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sono giorni che pure dobbiamo vivere perché ci sembrano preferibili al nulla.” Questa frase di Ennio Flaiano, mi occupava la mente, mentre sulla barca aspettavo che un pesce abboccasse o forse aspettavo che il vento gonfiasse la vela. Oppure aspettavo l’arrivo del sole dietro allo Stromboli. O forse aspettavo che lei arrivasse da Roma.

Nei pomeriggi d’estate, quando soffiava il fresco maestrale e le onde si infrangevano sui due scogli, chiunque, si ritrovasse a passeggiare sul lungomare di Amantea, riusciva a udire, con un piccolo sforzo, il pianto delle donne calabresi che si confondevano nel leggero fruscio del mare di Ulisse che scongiura il tempo che passa per qualcosa che, forse, non tornerà più.

Quando capirò che gli esseri umani hanno bisogno di essere al servizio della gioia di tutti, allora tutti i meridionali come me saremo la più felice di tutte le procreazioni, perché avremo in mano dei mezzi che mai l’umanità ha avuto per liberare i poveri dalla miseria e dall’ignoranza.

Ancora una volta i miei ricordi tornano indietro. Questa volta non così lontano nel tempo. Talvolta Uma, il labrador nero di Zuby, mostrava la sua gioia di vivere nel voler bene a tutte le persone che incontrava. Tagliava l’aria con la coda perché in lei era assente ogni timore e sapeva che non c’era nessuno che voleva farle del male. A volte, però, veniva assalita da un dubbio: Forse qualcuno non era molto gentile con lei. Ma era solo un attimo, anche se sembrava una eternità, il dubbio veniva domato dalla sua coda che urlava al vento: “Adoro questo mare antico e questa gente”.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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