PREMIERATO: PER MELONI CRISTO E’ MORTO DI FREDDO
“Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”. Era il 28 febbraio 1978 quando Aldo Moro pronunciò queste parole profetiche ai gruppi parlamentari della DC poco prima di essere rapito dalle Brigate Rosse.
Ed i fatti purtroppo, come era nelle previsioni, gli hanno dato ragione. Ma difficilmente – azzardo – avrebbe immaginato la confusione in cui è caduta l’Italia. E’ come se la maionese, priva di mani esperte, fosse impazzita. Viviamo una stagione di slogan, di frasi fatte, con nessuna visione prospettica.
E così, tra un volo di Stato e l’altro, Giorgia Meloni indica nel premierato la panacea di tutti gli “italici” mali. Ma così non è. Gli italiani si accorgono al supermercato di essere sempre più poveri ma i vertici dei partiti, sapendo di mentire, dicono che la povertà è solo percepita. Scuola e Sanità sono sempre più in crisi ma non si intravedono soluzioni all’orizzonte. Due guerre insanguinano l’Europa ma la Destra ci divide in buoni e cattivi. Il Presidente del Consiglio incontra a Belgrado i vertici della Serbia smaniosa di entrare in Europa ma Salvini “ciuetta” a Firenze con gli “amici patrioti” contrari a “questa” UE. Dulcis in fundo, Il generale Vannacci – che per tutta l’estate ci ha ammorbato con le sue tesi omofobe e razziste ottenendo la solidarietà di Matteo Salvini – viene nominato capo di Stato Maggiore delle forse operative terrestri, ma il ministro Crosetto dice che non è una promozione.
Come si vede, gli ingredienti per una buona maionese ci sono tutti: uova, olio e limone. Solo che, in assenza di un bravo chef, la maionese impazzisce.
Prendiamo il premierato.
Giorgia Meloni deve capire che gli italiani non sono tutti come gli iscritti al suo partito ai quali raccontare qualsiasi panzana, anche far credere che Gesù Cristo è morto di freddo! Vuole “questo” premierato? Bene. S’ingegni per portarlo a casa ma non dica che il testo “apparecchiatole” dalla Casellati non riduce gli attuali poteri del Capo dello Stato.
Perché non è vero. Libera la Premier di presentarla come la “riforma delle riforme” ma fior di costituzionalisti giudicano il progetto approssimativo, pasticciato, lontano dagli standard europei. Buon ultimo, ma non per importanza, Gianni Letta che per decenni è stato il braccio destro di Silvio Berlusconi, l’eminenza grigia di Forza Italia, e che considera la riforma lesiva delle prerogative del Capo dello Stato. “Perché – spiega – la forza che ti deriva dall’investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento”. Ma è questo il vero obiettivo di Giorgia Meloni: costringere Mattarella alle dimissioni!
Con buona pace di Tajani, che da quando è scomparso Berlusconi, vede nella Meloni il suo unico punto di riferimento e quindi sposa acriticamente il testo giunto in Parlamento.
Ma siamo sicuri che – vivo il Cavaliere – il premierato della Meloni avrebbe avuto la stessa impostazione e il “Miracolato” di Forza Italia avrebbe “osato” prendere le distanze da Gianni Letta ?
E suscita tenerezza, per non dire altro, il tentativo di Maria Elisabetta Alberti Casellati di dire che le critiche di Gianni Letta sarebbero state travisate. Attenzione: parliamo di una parlamentare che davanti al palazzo di giustizia di Milano manifestò contro i magistrati e in Parlamento, senza vergogna alcuna, votò per Ruby nipote di Mubarak. Perché meravigliarsi?
A Napoli, su Tajani e l’Alberti Casellati, si direbbe…“tengo famiglia!”. Le elezioni infatti sono sempre dietro l’angolo ed oggi la conferma o meno di uno scranno parlamentare dipende sono solo dalla ragazzotta
La realtà è che la riforma è lesiva delle prerogative del Presidente della Repubblica e la lesione sta nel fatto che le due cariche sono oggi ambedue elettive del Parlamento e quindi hanno pari legittimazione. Domani, con l’elezione diretta del Premier, questa parità salterebbe. Altro che – come sostiene Vladimiro Zagrebelsky – “l’inganno di una narrazione frutto di analfabetismo costituzionale, di superficialità oppure di una precisa cultura politica antisistema”.
E su questo, ma solo su questo, Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono maestri, veri incantatori di serpenti!
PdA