COS’E’ UNA PERSONA…

Beaumont sur Mer – Nessuno ci obbliga ad assumere un incarico, ma se lo si fa – a prescindere dagli aspetti giuridici – la coscienza ci deve imporre di impegnarci al meglio delle nostre possibilità per lo svolgimento dell’attività che dobbiamo compiere. L’impegno è terribilmente molto più importante se si tratta di amministrare la cosa pubblica.

Può essere utile avere a mente alcuni punti fermi, nella consapevolezza che se l’ubbidienza la possiamo ottenere in virtù della supremazia gerarchica, l’autorevolezza la si acquisisce invece con l’esempio dell’attività realmente svolta e la dimostrazione dei risultati.

La pubblica amministrazione, per perseguire i suoi fini (ossia gli interessi della collettività) si serve non solo di soggetti, ossia di persone fisiche (i pubblici dipendenti) o giuridiche (gli enti pubblici), ma si avvale anche di un complesso di beni che, nel loro insieme, formano il patrimonio dello Stato. Sono, ‘beni pubblici’ quelli che appartengono allo Stato o ad un altro ente pubblico destinati a soddisfare in modo diretto un pubblico interesse. Tali beni, proprio per la loro funzione d’interesse pubblico, sono assoggettati ad un regime particolare, diverso da quello che regola i beni privati. Ogni tanto serve ricordarlo a chi amministra la cosa pubblica che non è una fabbrica che ha come fine il guadagno economico.

Forse, per qualcuno chiamato ad amministrare andrebbe riconsiderata la libertà come concetto. Essa è una speculazione di cui non si hanno elementi, termini e parametri adeguati ad un suo inquadramento e per una sua definizione. In tal senso anche il libero arbitrio andrebbe ipotizzato come una concezione, un fenomeno, che non si riesce a conoscere o chiarire con lo strumento proprio della ragione e della logica.

Priamo re di Troia, giunto grazie ad Ermes nella tenda di Achille, chiese al “Pelide” la restituzione del corpo di Ettore, il proprio figlio, ucciso dal semidio. Quest’ultimo, colpito dal coraggio del Re di Ilio, parla del destino proponendo un’idea d’azione umana intrecciata, smossa e trasportata dal fato.

Il concetto di libertà sfuggirebbe dunque alla nostra ragione, senza poterlo imbrigliare in modo universale poiché esso potrebbe benissimo essere un elemento inesistente che noi, in quanto processi biologici, elaboriamo per necessità, per dare un significato al nostro agire, per fornire un senso alla nostra esistenza.

La libertà, è vero, potrebbe anche non esistere e noi non saremmo altro che processi biologici poiché la sua discussione non sarebbe avallabile attraverso la logica e la terminologia umana. Aristotele si spinse ben oltre nel definire l’amicizia il valore di cui l’umanità non può fare a meno. Non si può vivere senza almeno un amico che ti possa dare conforto e aiutare nel caso di bisogno, oppure semplicemente farti divertire.

Qual è allora il giusto limite alla sovranità dell’individuo? Dove comincia l’autorità della società? Quanto della vita umana spetta all’individualità e quanto alla società? Ciascuna riceverà la parte che le spetta se le viene attribuito ciò che la riguarda più direttamente. All’individualità dovrebbe appartenere la sfera che interessa principalmente l’individuo; alla società, quella che interessa principalmente il sociale, il vivere in una collettività.

Sto dando per scontato che l’uomo per sua natura  è un animale destinato a vivere insieme agli altri in comunità.  Anche se il vivere collettivamente non si fonda su un contratto, potrebbe essere inutile inventarne uno per dedurne degli obblighi sociali, chiunque riceva la sua protezione deve ripagare il beneficio, e il fatto di vivere collettivamente nella natura: “Nulla di ciò che è per natura può assumere abitudini  ad essa contrarie: per esempio, la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l’alto, neppure se si volesse abituarla gettandola in alto infinite volte.” Aristotele.

Vivere armoniosamente renderebbe indispensabile che ciascun essere sociale, dovrebbe sentirsi obbligato a osservare una certa linea di condotta nei confronti degli altri.

“Senza amici nessun essere umano sceglierebbe di vivere , anche se possedesse tutti gli altri beni… Quanto poi alla questione   se quel che è stato detto o fatto da qualcuno sia moralmente buono o non, non si deve guardare  soltanto a quel che è stato fatto o detto, se sia cosa nobile  o meschina, ma anche a chi è che fa o dice, rispetto  a che cosa e quando e a chi e per che scopo, se ad esempio per conseguire un bene maggiore alla collettività o per evitare un male maggiore alla stessa.”  Aristotele

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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