Beaumont sur Mer- “Riordinando”, ciò che resta del mio modesto archivio mentale, e non solo, ho rintracciato una mia foto scattata in un momento in cui si pensava di far saltare gli oscillatori umani ad alta stabilità. Per tutti noi che questa illusione non avemmo quasi mai , convinti come eravamo che la libertà bisognava conquistarsela con sforzi autonomi e collettivi. Oggi scopro con qualche rammarico che il male capitale della vita sta nell’assenza di ideali e di forti passioni, di impulsi spontanei e originalmente
originari.
“Vigile è il cor sul mio sdegnoso aspetto,
E qual tu il pingi, Artefice elegante,
Dal dì ch’io vidi nel mio patrio tetto
Libertà con incerte orme vagante.” U. Foscolo.
Non sapevo mai se la mia voce riuscisse a aggiungere la volta celeste. Non sapevo mai se si potesse udire l’antico urlare. Una sensualissima Susanne Slay, qualche anno prima, in una piccola stanza che si affacciava sul mitico Saskatchewan River, mi raccontava come una silhouette insieme ad un raggio di aurora boreale fecero visita ad un uomo solitario di nome Bill Meilen che di mestiere faceva l’attore, e raccontava ai passanti che il Bardo, a suo tempo, abbia recitato per tutta la sua vita lavorativa, a differenza di Ben Johnson. Bill diceva anche che Shakespeare era specializzato in ruoli discreti ma poco impegnativi. La parte a cui viene più comunemente associato è quella dello Spettro dell’Amleto.
Il viaggiare era il mio vivere ramingo. Il domicilio dell’essere errante. Vagavo nel mondo cercando il mio orizzonte e mezzi di sussistenza. A volte mi soffermavo a criticare gli uomini osservandone soltanto gli aspetti negativi, e non mi stupivo se la quotidianità era per l’uomo fonte di insoddisfazione. Poi arrivò una sorpresa! Una figlia! Il suo nome è Lorenza che oggi vive e lavora a Roma. Da allora mi ha sempre reso la vita meno sgradevole.
Nei momenti più tristi pensavo che forse con un mutamento di prospettiva si sarebbe potuto incominciare ad osservare il panorama contemporaneo come un periodo caratterizzato da un diverso rapporto nei confronti dell’altro e del mondo. La fuga verso l’ignoto sembrava avere origine da una sorta di marcia verso le stelle, “una forma di richiamo all’infinito che sorgeva in modo regolare e non capriccioso, ma sempre imprevedibile”.
Anche quello che sta scrivendo questo fuoriuscito, sarà fatto a pezzi da quei signorotti servi dei loro padroni ma vado avanti considerando i loro starnazzi noiosi rumori di fondo amplificati dai loro Sparaballe.
Qui, per chi volesse veramente capire ciò che vado dicendo, il discorso, la tematica, si ampliano a dismisura e nessuna parte resta fuori da quello che, ad un certo punto, diventa una sorta di risiko gestito a tavolino.
In parte il sudiciume derivato dal comportamento di molti gaglioffi nel loro abito di conformista a spasso per le strade principali del paese, gli amanti della bizzarria hanno svenato e sfinito le loro concittadine. Il resto lo ha fatto un apparato burocratico labirintico composto da forze che si controllano e si “respingono”, si fa per dire, a vicenda, in un gioco senza fine.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik