Intervista di Viagginet a Patrizia Licata.

Viagginet- La raccolta “Poesie d’Amore e Solitudine 2” (Editrice Laurum) è il tuo terzo libro di poesie, dopo il volume “Poesie” pubblicato nel 1995 (Libro Italiano) e “Poesie d’Amore e Solitudine” pubblicato nel 2012 da Edizioni Tracce, dopo essere stato premiato nel 2011 con il Premio Nazionale ScrivereDonna della stessa Edizioni Tracce. Come è cambiata in così tanti anni la tua poesia?

Licata-Molto: dalla prima raccolta a questa più recente c’è sicuramente una differenza notevole, visto che le età in cui le ho scritte sono lontane tra loro. Ovvero: nelle mie poesie c’è un modo di vivere e provare le emozioni che è simile, perché fa parte della mia personalità, ma il modo in cui poi affronto le tematiche è diverso, frutto del diverso punto di vista che si ha in queste età così distinte e della maturazione sia interiore che come poetessa. Devo però ammettere che ci sono temi ricorrenti, come quelli del senso di solitudine che prescinde dal fatto che si sia oggettivamente soli, della paura di fronte alla vita o della corsa – a volte sconsiderata – verso le passioni e i sentimenti. Al di là di questo elemento di fondo, io credo che il mio modo di vivere e di creare i versi sia cambiato, o almeno lo spero! Sarebbe preoccupante se avessi le esatte sensazioni e lo stesso stile che avevo trent’anni fa. Anzi, adesso sto scrivendo nuove poesie che mi sembrano cambiate non solo nella forma, ma nelle tematiche. È lo stesso percorso che ho compiuto con i miei romanzi gialli: ho pubblicato il primo (La Donna Nella Vasca, Editrice Laurum) nel 2008, il secondo (Un Caso Irrisolto, Editrice Laurum) nel 2018 e il terzo, spero, entro la fine di quest’anno. Tra un libro e l’altro sono trascorsi diversi anni. Sono tutti e tre romanzi gialli con protagonisti ricorrenti, ma la differenza c’è.

Viagginet -Lavori come giornalista per testate che trattano di tecnologie e innovazione. Come si concilia la tua professione, sempre in mezzo all’attualità dell’economia digitale, con la natura sentimentale e introversa della tua poesia?

R. In effetti, il mio lavoro è lontano da quello di poetessa. La vita professionale del giornalista è piena di immersioni nell’attualità e di relazioni con gli altri, anche se, purtroppo, spesso solo a distanza. Ed è, come giustamente dici, un lavoro di estroversione, mentre la poesia – la mia soprattutto – è introspezione. Ma sono due facce della stessa medaglia, perché il provare fortemente e il riflettere dentro di me accompagnano le esperienze che vivo nella realtà di tutti i giorni e, quindi ,anche la mia vita professionale. E poi i miei due “mestieri” hanno un grande elemento in comune: la scrittura. Che sia un articolo, una poesia o un romanzo, scrivere e raccontare è quello che mi piace fare e che, per me, ha un senso.

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