DENATALITA’…

In questi tempi si parla molto di crisi di matrimoni e di clamorosi cali delle nascite.

Ma possiamo dare per certo che tali clamorosi casi si sono già verificati nel tardo periodo feudale.

Infatti, da uno studio approfondito fatto nell’arco di qualche anno dal sottoscritto su testi e documenti dell’epoca, ho potuto constatare che nel Comune di Rocca Ducale, di tremila abitanti –rientrante nella giurisdizione dello Stato Pontificio – erano anni che non si celebravano matrimoni e di conseguenza cali pari a zero nella nascita di bambini.

La cosa fu portata all’attenzione del Papa, il quale si mostrò molto preoccupato. Infatti vedeva assottigliarsi il numero dei fedeli i quali sono elementi essenziali e la base portante della Chiesa. Inoltre non veniva rispettato l’insegnamento che Dio diede a ad Adamo ed Eva quando furono cacciati dal Paradiso terrestre  ovvero “Andate e moltiplicatevi” per cui tale disobbedienza veniva classificata come peccato mortale.

La situazione si riverbava anche sui mancati introiti derivanti dall’assenza di matrimoni,  nascite,  battesimi,  cresime,  funerali e così via.

La condizione nella quale si trovava il predetto Comune, venne portata a conoscenza del Papa, il quale la considerò gravissima.

Il Papa riflettè molto sulla questione e cercò un modo per far emergere i disagi che attanagliavano i fedeli. Chiese dunque ai suoi informatori se   per caso i predetti fedeli fossero  diventati adepti di altre religioni.

I due nunzi fecero il viaggio ed esclusero categoricamente questa ipotesi in quanto verificarono che le Chiese del luogo la domenica erano sempre stracolme di fedeli per ascoltare la Messa, ma non solo. Partecipavano anche alla benedizione vespertina e a tutte le feste comandate.

“Insomma” disse il papa ai due nunzi apostolici “Andate lì e tornate solo quando  avrete scoperto la ragione di questo deprecabile fenomeno-“

Andarono e stettero lì per quasi sei mesi facendo indagini, colloqui ed interrogatori ai giovani e ai vecchi del Comune. Chiesero soprattutto ai fidanzati in età matura per convolare a nozze, i quali rispondevano sempre che erano felici così. “Non sia mai” dicevano i nunzi “Non si deve vivere nel peccato e dovete mettere al mondo dei figli che sono la felicità di nostro Signore”

Dopo tante riluttanze, reticenze ed a volte anche mutismi, i due nunzi riuscirono a strappare dalle loro bocche, ma con molte difficoltà e circospezione, il motivo che li tratteneva dal compiere quel fatidico passo e che coinvolgeva sia l’uomo che la donna.

Una volta carpito il segreto, si recarono dal Papa per riferire i risultati della complessa e laboriosa indagine.

Il Papa ascoltò con molta attenzione la relazione dei due nunzi i quali, in buona sostanza, dissero” Santo Padre, abbiamo faticato parecchio per far superare le reticenze che impedivano ai promessi sposi di affrontare un   passo tanto desiderato e felice come è il matrimonio.

Ma abbiamo scoperto che a Rocca Ducale vige l’istituto dello “ ius primae noctis”, il quale obbliga lo sposo a far passare alla sposa la prima notte di nozze con il Feudatario. Capisce bene Santità quanto   ciò sia degradante per la sposa, ma anche per lo sposo, tale obbligo. Da ciò consegue ovviamente la rinuncia al rito da parte delle coppie. Da qui derivano tutti  quei deprecabili disagi connessi alla mancanza di matrimoni”.

Il Papa rimase allibito e convocò subito il Feudarario. Al quale impose di trovare una soluzione al problema. “D’ accordo” disse jl Feudatario. “Promulgherò un editto con il quale trasformerò, in via alternativa, il predetto diritto in una tassa. Così facciamo tutti contenti”-

Al Papa sembrò una equa soluzione, per cui dette il suo assenso.

Dopo circa un anno il Papa incaricò i nunzi di verificare quanti matrimoni erano stati celebrati in quel lasso di tempo.

“Santità” dissero quando tornarono. “Un solo matrimonio!”

Il Papa rimase di sasso! “Come mai?” chiese. “Ebbene” risposero “Il Feudatario ha messo una tassa talmente alta che i cittadini – tutti servi della gleba sono ipossibilitati a sostenere per cui non volendo sottoporsi alla vecchia penalità alternativa, rinunciano al matrimonio”.

Questa volta il Papa, ebbro di rabbia, ordinò al Feudatario di recarsi a Roma per essere giudicato dal Tribunale dell’Inquisizione per la commissione dei seguenti reati: lesa maestà, insubordinazione, ingordigia, lussuria, vanagloria.

Venne destituito dall’incarico e condannato a sei mesi di carcere, nonché a trenta giorni di gogna sistemata davanti la piazza di Castel Sant’Angelo

dove chiunque poteva apprendere i suoi reati e anche – all’occorrenza – dusufruire su di  lui lo ius primae noctis, in modo totalmente gratuito.

VIT

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *