IL TARLO

Beaumont sur Mer – Qualche anno fa, i requisiti di una sfera altamente efficiente e automatizzata di produzione era raggiungibile, come venne dimostrato dal rapido avanzamento della robotica e l’automazione del computer nella produzione industriale. Allo stesso modo, non avevamo più bisogno di spremere le nostre meningi o l’immaginazione per dire che in realtà avevamo la conoscenza e l’abilità tecnologica per poter raggiungere mete mai pensate fino a allora.

Si poteva inoltre chiedere, come fece il filosofo Herbert Marcuse, nel suo “L’uomo a una dimensione”, se questi risultati potevano portare l’uomo più vicino alla liberazione o spingerlo pesantemente sotto l’influenza di coloro che controllavano l’uso delle nuove tecnologie. La risposta a questi quesiti dipendeva dal fatto se la tecnologia poteva rendere il raggiungimento della coscienza di classe possibile per i lavoratori.

“Tutte le liberazioni dipendono dalla coscienza collettiva di servitù”, come scriveva Herbert Marcuse intorno alla fine degli anni sessanta. In passato il Capitalismo aveva sempre risposto a crisi come la sovrapproduzione in vari modi: distruggere i mezzi di produzione, conquistare nuovi mercati, o in modo più efficiente, sfruttando i mercati già esistenti.

Il capitalismo, nella sua fase avanzata di sviluppo storico, ha interferito, si è appropriato, ha manipolato, ha insozzato l’ambiente naturale della terra a tal punto che era sempre più difficile trovare un solo aspetto, una sola parte che non fosse stata modificata in un modo o nell’altro. Questo cambiamento, questa depredazione della natura da parte del capitale in quegli anni aveva provocato una tale catastrofe agli ecosistemi naturali del mondo, da evolversi in modo interconnesso, altamente complesso e insufficiente che la questione della sostenibilità stessa dei processi economici, in relazione con l’ambiente naturale, divenne una preoccupazione sempre più importante per la stessa classe di potere.

Le nuove tecnologie e la conoscenza scientifica alla base del suo sviluppo, l’idea della conquista potenziale o della dominazione della natura da parte dell’umanità, aveva intravisto l’alba, non solo come sogno. Senza entrare nei dettagli e nelle date, sappiamo che un certo numero di invenzioni tecniche nel periodo di ascesa della borghesia in seno alla società feudale diedero, a coloro che le dominavano, un enorme potere socio-economico e produttivo rispetto a quello che esisteva prima.

 Il crescente dominio sulla natura dell’economia portò ad un crescente dominio sul resto della società, e in ultima analisi, alla supremazia politica. Una tecnologia specificamente capitalista, quindi, era una tecnologia specifica del modo di produzione capitalistico propriamente detto, in cui prevaleva il dominio reale del capitale.

 Nel momento in cui una nuova tecnologia comincio a muoversi, se non si era a bordo del rullo compressore, si diventava parte dell’asfalto. La necessità derivava dal cambiamento climatico, potenzialmente disastroso per la civiltà. Se il mondo avesse vissuto bene, l’umanità avrebbe fatto altrettanto.

 Quindi l’esistenza stessa divenne un problema globale, un fenomeno globale e non sarebbe avvenuto in un’unica zona del mondo. La prospettiva planetaria non era solo estetica. Non era solo la prospettiva. In realtà era un problema di dimensioni mondiali e richiedeva soluzioni globali che avrebbero coinvolto forme di governo ancora inesistenti. Si sarebbe trattato di tecnologie che noi semplici cittadini potevamo solo intravvedere: i PC, i Pad, il Web e quant’altro.

Anche alcuni ecologisti cominciarono a coniare parole come ingegneria eco sistemica. In natura i castori già lo facevano, come pure i lombrichi. Nel 1968 Stewart Brand, un hippie a dir poco geniale, rivoluzionò l’informazione con una pubblicazione “Whole Earth Catalog”, senza pubblicità e a basso costo. All’interno del catalogo furono raccolti ed elencati i migliori attrezzi e libri che si potevano trovare al mondo con immagini, analisi ed usi, prezzi e fornitori.

Il lettore inoltre poteva ordinare alcuni articoli direttamente per posta attraverso il catalogo. In quell’anno vendette mille copie a cinque dollari ciascuna. Io ne comprai una copia, presso il “Book Store” dell’Università di Vancouver, che ancora conservo. In ogni edizione del catalogo si esaminavano centinaia di prodotti. Le idee di Brand anticiparono molte delle istanze che sarebbero diventate di attualità con l’avvento di Internet. Di questo mezzo infatti, e di molte spinte innovative di cui il Web si fece portavoce, Brand fu un autentico precursore. Brand ha sempre creduto nell’importanza della disponibilità delle informazioni, come lo strumento necessario ad abbattere il sistema dello sfruttamento dell’uomo su l’uomo e alla conquista della libertà.

Le idee di Brand ebbero una forte influenza sulla mia persona. Dopo aver  lasciato il mondo universitario Canadese, cominciai a  lavorare presso la Rai di Roma come curatore della versione italiana di tutte le opere teatrali di William Shakespeare. 

 Un banale episodio mi diede lo spunto nel concepire una Università on line nel 1992 che venne approvata, un anno dopo, dal mio direttore Roberto Morrione, finanziata dal Consiglio di Amministrazione della RAI, e da Luigi Berlinguer che all’epoca era ministro della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica.

Grazie ad un gruppo di abietti personaggi, mediocri funzionari e dirigenti, che trovavano inaccettabile farsi da parte e lasciar vivere in autonomia ITALICA, priva del loro irricevibile paternalismo, nel 1995 l’università sul web finì nel dimenticatoio.

Ero convinto, come lo sono ancora, che il patrimonio del sapere e della conoscenza deve essere condiviso dal numero più ampio possibile di persone. Solo attraverso una conoscenza veramente accessibile ed aperta a tutti era possibile avanzare sulla strada dell’emancipazione sociale, politica e culturale. Italica aveva questo come fine e venne tradita vergognosamente.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *