IL MIRACOLO

Per un periodo ho lavorato a Trento. Città fantastica per le escursioni montanare e per lo sci.

Ogni giorno della stagione invernale.. dopo le 14, alla sospensione del lavoro, con i miei colleghi andavamo a sciare perché erano sufficienti 20 minuti per raggiungere le piste del monte Bondone. Per noi era una cosa veramente fantastica perché, noi di Roma, dovevamo fare chilometri e chilometri per raggiugere una pista di sci con poche discese e con un rientro a casa da incubo perché restavamo sempre intrappolati nel traffico dei numerosi sciatori che rientravano. Per noi di Roma era una vera pacchia la vita a Trento, anche perché d‘estate, finita la neve, frequentavamo un campo da tennis a due minuti dall’ufficio, dove potevamo scatenare le energie che avevamo in serbo a seguito del mancato sport invernale.

Poi non mi prolungo sui molteplici servizi che avevamo a disposizione facilmente, del tipo salute, asili nido, scuole di ogni tipo, università a misura di ragazzi, servizi amministrativi e così via.

Avvinto da tante comodità un mio collega decise di cercare inloco una casa dove avrebbe vissuto con la propria famiglia.

Dopo numerose ricerche (il mercato immobiliare nella città era veramente scarso) trovò un meraviglioso centro residenziale vicino a Trento dove era rimasta l’ultima villetta disponibile che , a suo dire, era fantastica. Infatti aveva un giardino di 5000 metri quadri, al piano interrato  sala hobby e garage per 4 autovetture, al pian terreno cucinone con caminetto e tre stanze, al primo piano 4 stanze, al piano superiore mansarda con terrazzo che affacciava direttamente su di un crostone della montagna che proteggeva tutto il complesso da intemperie, nevicate ed altro. Ogni piano era servito da bagni molto grandi. Inoltre il complesso distava pochi chilometri da Trento per cui la città era facilmente raggiungibile.

Un vero paradiso terrestre! Per cui in un tempo brevissimo stipulò il rogito sentendosi il padrone del mondo.

Ma dopo tante rose e fiori, arrivarono i dolori.

Infatti leggemmo sul giornale che il comprensorio – a causa di un leggero smottamento del crostone che sovrastava le case- era stato posto sotto sequestro dalle autorità comunali, in attesa di ulteriori accertamenti.

Chiesi notizie al mio collega, il quale si scatenò contro quelle autorità, dicendomi che non era successo niente e che prestissimo avrebbero ritirato il sequestro e riammesso i proprietari degli appartamenti nel proprio possesso.

Condivisi il proprio assunto sostenendo il parere del collega e aggiungendo che eravamo di fronte al solito caso di eccesso di  mala burocrazia che attanagliava da sempre il nostro Paese.

Un giorno mi chiese se potevo accompagnarlo alla casa perché doveva portare dei quadri che avrebbe attaccato nei prossimi giorni. La mia presenza era necessaria perché non potendo entrare con la macchina perché il cancello di ingresso era bloccato, io sarei rimasto fuori il    comprensorio in attesa della sua consegna.

Andammo quindi sul posto, lui prese dei quadri e li portò a piedi a casa.

Dopo tre minuti lo vidi tornare e gli chiesi “Già fatto?” “Ancora un attimo” mi rispose “ ho avuto un improvviso richiamo perché ho dimenticato in macchina il quadro di una madonnina alla quale sono molto affezionato.”

Non appena terminate queste parole, il crostone della montagna, tanto decantato dai venditori, venne giù di colpo sommergendo completamente tutte le case del comprensorio!

Il mio collega cadde a terra e cominciò ad urlare “Miracolo! Miracolo!” poi prese il quadro della Madonnina e se lo strinse al petto baciandolo  forte. Poi volgendo lo sguardo alla sua ex casa sommersa da mezzo crostone, cominciò a piangere in modo talmente smodato che non riuscivo a calmarlo. Pianse più di un’ora. Mentre andavamo via lanciò un saluto estremo a quella muraglia di macigni che avevano sommerso i suoi sogni.

Potei così essere certo che il maggior dolore che straziava il suo cuore non fu la perdita della sua vita, ma la perdita della sua casa

Vit

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