POPOLO DISATTENTO….

Beaumont sur Mer – Nei periodi in cui l’uomo è confuso, irrequieto e sfiduciato, cerca spesso di proteggere la propria fragilità isolandosi o imponendosi una vita il più regolare possibile, evitando la folla e le occasioni che potrebbero destabilizzarlo. La ricerca di ordine interiore si riflette nel tentativo di creare intorno a sé un ambiente pulito e ordinato, quasi asettico. Questi comportamenti esprimono il tentativo di estendere un controllo razionale a tutto ciò che potrebbe turbarlo e minare la propria autostima. Se si percorre questa strada non si fa altro che rafforzare le ragioni da cui nasce il disagio.

In questi primi giorni di Settembre proverò ad occuparmi di una questione che apparentemente non interessa nessuno di voi che leggete, perché ognuno si preoccupa del proprio orticello e i suoi fastidi. Cercherò, comunque, a stimolare la vostra fantasia e volare al di sopra dei vostri interessi immediati; chiedendovi di esaminare un problema che, in fondo, è di interesse generale.

Dal Mezzogiorno si trasferiscono al Parlamento Nazionale, quasi sempre deputati ministeriali! Le vittorie, in campo politico sul territorio, sono sempre più rare e di breve durata. E questo spiega, secondo la mia modesta opinione, l’odio, direi quasi personale, che hanno i meridionali, ma anche tutte le persone oneste, contro i poteri smisurati del Nord.

Dagli inizi degli anni 50 ad oggi abbiamo avuto molti ministri che hanno calpestato, corrotto l’Italia meridionale; ma nessuno ha così sistematicamente e cinicamente calpestato la nostra correttezza e la nostra dignità di “Magna Greci”. Questa spiegazione è un pochino frettolosa ma necessaria. Giudicate Voi. Nel meridione, fare opera di rinnovamento, è quasi impossibile. Le persone dovranno ben presto avvedersi che manca loro il terreno sotto i piedi, manca l’aria per respirare.

Si parla di un territorio, dove la gente che lavora ( una volta si sarebbero chiamati proletari) non riesce in alcun modo ad avere una certa influenza sull’andamento politico ed economico della Regione nella quale vivono .

Se si eccettuano rare e, tutto sommato, poco efficaci eccezioni (Salvemini, Fortunato, Sturzo, Dorso e qualcun altro), lo sciagurato e amebico politico meridionale è indistruttibile e si organizza su diversi livelli: quello che arriva ai vertici della politica italiana, quello che “fa numero” nelle varie sedi della iper- burocratica macchina politico-amministrativa e quello che è addetto al controllo del territorio dal basso, non raramente in tacito accordo con le fiorenti associazioni a delinquere.

Negli ultimi anni, il Sud e la Calabria hanno ripreso “le valige” e questo sta sconvolgendo tutto il territorio: è tornata l’emigrazione a dissanguare e dilaniare questa parte dell’Italia. Si continua, come negli ultimi 80 anni, a parlare della “quistione” meridionale, quale era tanti anni fa; mentre l’Italia meridionale di oggi è tutt’altra cosa.

Il meridionale, ancora una volta, si vede costretto a prendere suo malgrado la strada per l’estero dove cercherà e otterrà una coscienza di cittadino, che gli viene negata nel Proprio Paese. L’Italia non può più ospitare i figli poveri del suo Mezzogiorno e se ne sbarazza mandandoli via per poi ritrovarseli sugli spalti degli stadi esteri a tifare per la squadra del Paese che gli ha dato i natali e non li ha voluti.

L’8 agosto del 1956, 262 uomini morirono intrappolati sottoterra. 136 erano italiani, attirati in Belgio dalle promesse dei due governi di una buona paga e condizioni di lavoro sicure. “Condizioni particolarmente vantaggiose venivano offerte per il lavoro sotterraneo nelle miniere belghe”. Quello che si occultava però dietro al protocollo italo-belga, firmato nel 1946 dai due paesi, non era scritto sulle tabelle: in cambio di 50 mila emigrati impiegati nelle miniere, l’Italia avrebbe ricevuto carbone, barattato per la partenza di centinaia di migliaia di persone, città intere del meridione svuotate per un patto che sarebbe durato 10 anni. Fino all’8 agosto del 1956, giorno che cambierà per sempre la storia delle miniere di carbone. Il numero di italiani morti nelle miniere belghe fu di 867.

E’ inutile dire che parlare di Marcinelle o di altri innumerevoli episodi della nostra emigrazione potrebbe aiutare a capire quanto sta accadendo in Italia e in Europa. Un paese come il nostro che ha avuto 30 milioni di emigranti in un secolo (1875-1975) dovrebbe avere una percezione dei fenomeni migratori capace di cogliere la radice dei problemi al di là dei mestatori di paura sempre pronti a comparire in Tv, nei giornali e nelle aule parlamentari.

Tornato single qualche anno fa, chi scrive aveva comprato una piccola tana con i soffitti a volta in piazza Caprera a Roma e di tanto in tanto tornava al Sud, per sentirsi dire, facendo la carità a qualche povero, di essere un santo; se invece denunciava e cercava le cause della povertà gli davano del comunista. “E’ veramente un mondo difficile”, come direbbe l’amico Frank Ditch, alias Francois Le Gap.

“La vie humaine est impossible:” la vita è letteralmente impossibile per quell’essere impregnato di contraddizioni che è l’uomo, ma è quell’impossibilità che sola è in grado di aprire l’essere contraddittorio alla possibilità delle possibilità. Tutto sembra avere una fine: le stelle esplodono, i cadaveri si decompongono e gli imperi crollano. Sarebbe da chiedersi se anche la psiche, in tutte le sue accezioni, segua il principio della morte.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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