CHI VIVRA’ VEDRA’

Beaumont sur Mer – In tutta Europa, i partiti politici che hanno plasmato il dopoguerra sono stati ridotti a semplici note a piè di pagina mentre i “populisti” sono saliti alla ribalta, nel Regno Unito il voto sulla Brexit ha portato il secolare Partito Tory sull’orlo dell’autodistruzione.

In America Latina, Africa e Medio Oriente, enormi movimenti di protesta hanno fatto cadere i governi, e negli Stati Uniti, la nazione più ricca della Terra, le campagne elettorali di Sanders e Trump hanno scosso dalle fondamenta il sistema bipartitico, un tempo incrollabile, e, secondo ciò che scrive il Financial Times, “ha inviato a Washington l’equivalente elettorale di un attentatore suicida”.

Una crisi sociale così profonda ha inevitabilmente trovato il suo riflesso nella coscienza di massa, in particolare tra i giovani, che in molte parti del mondo si trovano ad affrontare una disoccupazione senza pari, redditi più bassi e condizioni di vita e di lavoro più precarie rispetto ai loro genitori.

Gli sparaballe dei potenti occidentali diffondono notizie, attraverso tutti i media da loro controllati, diffondendo notizie sempre più rassicuranti, impegnando la povera gente a pensare sempre più ai problemi ambientali, stimolando il senso di colpa in tutti loro. Disastri ambientali da fine del mondo che gli stessi ‘padroni’ creano, addossandone la responsabilità al sovraffollamento. Tutto questo incrociare le varie problematiche sta creando una situazione di instabilità psicologica in molte delle persone.

E qui intervengono gli sparaballe professionisti. La voce del padrone. Secondo Pinker e Rosling la colpa risiede nell’”ignoranza” delle masse e nella loro istintiva tendenza a presumere il peggio, anche quando i loro superiori dicono il contrario. Rosling osserva che quando viene chiesto quante persone nel mondo vivono in povertà, le persone “sbagliano sistematicamente le risposte”. La risposta? Una sana dose di “fattualità: l’abitudine di ridurre lo stress di sostenere solo opinioni per le quali si hanno forti fatti a sostegno”.

È ormai molto chiaro che la disuguaglianza e la povertà sono componenti funzionali del modo di produzione capitalistico: il capitalismo produce necessariamente strutture sociali inegualitarie. La disuguaglianza si trasferisce da una generazione all’altra attraverso l’ambiente di servizi e di opportunità che circonda ciascun individuo.

La geografia sociale di gran parte delle città occidentali è costituita da una gerarchia di ambienti comunitari che riproducono la struttura gerarchica di classe. Il cambiamento nel sistema deriva dal cambiamento nella domanda di lavoro.

La persistente povertà nella maggior parte delle stesse città è il risultato della continua necessità del sistema di produrre e riprodurre un esercito di riserva industriale. Pertanto, la disuguaglianza e la povertà non possono essere sradicate senza cambiamenti fondamentali nel modo di produzione.

Nel combattere i Don del mondo,

con gli occhi spalancati,

ricordarsi degli indifesi, e gli inalterabili.

Ogni passo farà la differenza,

nella vita di chi affronta la grande ostilità.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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