Punture di spillo 288

LA DESTRA DI GIORGIA MELONI…

Non si capisce tutto questo “discutere” sul generale Roberto Vannacci e sl  libro. Parliamo di un ex comandante della Folgore, la Brigata di Paracadutisti da sempre nel cuore della Destra.

          Del resto le tesi che vi si leggono, in parte le abbiamo ritrovate  appena qualche mese fa nelle parole del ministro di frutta e verdura (pardon dell’Agricoltura) Francesco Lollobrigida – parente della “bersagliera” Gina e sposato con la sorella della Premier – sulla necessità di “tutelare l’etnia italiana” e che tuona contro qualsiasi cosa non sia fatta in casa con il mattarello della nonna.

          E mi meraviglia che ci sia chi si chieda perché, nella presa di distanza da Vannacci, il ministro Guido Crosetto sia stato lasciato solo dai maggiorenti di Fratelli d’Italia. Ma Crosetto non nasce di destra. Giovanissimo si iscrisse alla Democrazia Cristiana ricoprendo l’incarico di responsabile nazionale della formazione. Non solo, ma a 25 anni divenne consigliere economico del Presidente del Consiglio Giovanni Goria, mica “Pizza e fichi”. E prima di essere folgorato dalla sora Giorgia sulla strada della Garbatella, transitò per Forza Italia e il PdL.

          I suoi sono quindi rilievi culturali, non ideologici. Niente a che vedere con le dichiarazioni dei Donzelli e dei Bignami, nati e formatisi nella destra postfascista sfociata poi in Fratelli d’Italia.

A ben vedere i due “moschettieri” della  Premier, pur essendo dei rispettabilissimi deputati eletti democraticamente in Parlamento mantengono le phisique du role dei giovani avanguardisti inquadrati nelle organizzazioni paramilitari del Partito Nazionale Fascista che, per età, non hanno neppure potuto conoscere.

 Eppure, quando vedo Donzelli agitarsi alla Camera, lo immagino con il fez nero e la nappa attaccata alla sommità. Ovvio, è solo un’impressione!

Ma per trovare un “cattivo maestro” del generale Vannacci non bisogna andare troppo indietro negli anni. Molte delle frasi giudicate da Crosetto come “farneticazioni” sono sempre state espressioni della propaganda della Destra. Solo quattro anni fa nel 2019, quando Giorgia Meloni non era Premier, e al 4%, è uscito un suo libro scritto, con lo psichiatra Alessandro Meluzzi, sulla “Mafia nigeriana. Origini, rituali, crimini” dove sosteneva cose non molto diverse da quelle del generale.

Ebbene in quel libro ci sono considerazioni razziste sul popolo nigeriano, non mancano attacchi alla Chiesa cattolica e contro chi vuole procedere ad una sostituzione etnica dell’Europa da parte di islamici che fanno “5 figli per coppia” alla faccia della “intellighenzia politically correct”.

Il rischio, si legge nel libro della Meloni, “non può non farci riflettere sul futuro della nostra nazione, della nostra identità e del nostro modo di vivere”.

Era il 2019. Giorgia Meloni non pensava allora di arrivare a Palazzo Chigi e quindi si concedeva, a fini di propaganda elettorale, licenze che oggi non può permettersi e che quindi le consigliano di non prendere posizione, per ora, sul generale Vannacci,

Ma, ci si chiede, il lupo ha perso davvero il pelo?

PdA

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