CHI VINCE LE ELEZIONI GOVERNA. MELONI…COMANDA
La differenza è tutta in questi due verbi: governare o comandare. Nella prima Repubblica, e fino allo scorso anno, i Partiti che vincevano le elezioni governavano il Paese. Bene o male ma senza eccessivi problemi. Dall’autunno del 2022 le cose sono cambiate e Fratelli d’Italia – da sempre all’opposizione – si è trovato nella stanza dei bottoni di Palazzo Chigi ma, forse in buona fede e non conoscendo l’arte del governo, ha creduto che i due verbi fossero simili. E invece no. Negli anni cari agli attuali eredi del MSI – dalla cui costola sono “usciti” prima AN e poi Fratelli d’Italia – Uno solo comandava e tutti ubbidivano. Senza fiatare. Altrimenti…
Con la fine del fascismo le cose sono cambiate ma Giorgia Meloni e i suoi “amici” (chiamiamoli così per amor di Patria ma per carità non patrioti) non se ne sono ancora accorti.
Così si spiegano i primi atti autoritari di questo governo, uno spoil sistem scriteriato per mandare a casa anche chi per competenza avrebbe meritato di restare al suo posto, le nomine in Rai e da ultimo lo stop a Roberto Saviano. Si dice per… par condicio con Filippo Facci. Ma è una scemenza, anche se sarà difficile farlo capire a chi ha dimostrato in questi mesi di non saper governare ma anche di non saper…comandare. I casi di Donzelli, Delmastro, Santanchè e La Russa – rimasti ai loro posti, nonostante tutto – sono lì a dimostralo. In altri tempi qualcuno li avrebbe convinti a cambiare lavoro!
Per tornare alla…giubilazione di Saviano, messo arbitrariamente sullo stesso piano di Facci, il parallelismo non torna. Lui ha attaccato una ragazza minorenne e inerme, Saviano il potere. E poi l’espressione su Salvini risale al 2018, presa in prestito da Gaetano Salvemini che criticava la politica di Giovanni Giolitti sul Sud: sfruttamento elettorale e scarsa attenzione ai problemi reali. E’ quello che sta avvenendo con il segretario della Lega.
Se vogliamo, una differenza con Salvini c’è: lui nel 2015 disse “cedo due Mattarella per mezzo Putin” ma gode dell’immunità parlamentare. Saviano per l’espressione di cinque anni fa è stato querelato ed oggi si vede annullato dalla RAI della Meloni un programma già preparato e pagato.
E’ lo stesso Salvini che se la prende con Don Ciotti per aver avvertito dei rischi di infiltrazioni mafiose sull’operazione “Ponte sullo Stretto” ma che nel 2016 era contrario e criticava Matteo Renzi invitandolo a far funzionare piuttosto i treni che da Trapani a Ragusa impiegano 10 ore.
Ma tra meno di un anno ci saranno le elezioni europee e allora: viva la pace fiscale, che noi chiamiamo condono, e ventre a terra per il Ponte di Messina.
Qualcosa, per raccattare i voti, bisogna pur promettere…
Pazienza se nel 2005 la Lega di Umberto Bossi la pensava diversamente! Ma su questo Matteo Salvini preferisce non ricordarlo agli elettori nordici di scarsa memoria.
Pda