NOTTE FONDA  A BEAUMONT

NOTTE FONDA  A BEAUMONT

Una lunga notte di lampi e tuoni reali. Un uomo, con gli occhi velati dai sogni, stava in punta di piedi per guardare da una vecchia finestra il grigio di un cielo d’altri tempi, sopraffatto da un vago “qualcosa” che è sempre presente per un’anima abbastanza sensibile da notarlo.

La grande forza delle emozioni e dei sentimenti aveva restituito un uomo a questa terra come l’unico scopo e mezzo di rivelazione. Una voce gli sussurrò all’orecchio: “Chi sogna durante il giorno è consapevole di molte cose che sfuggono a chi sogna solo durante la notte”.  L’uomo si schiantò sopra questo mio terrazzo che si affaccia sul Mare di Ulisse. L’impatto fu molto violento, causando non pochi dolori fisici.  L’uomo aveva un corpo armonioso come un tanghero argentino. Qualcosa di molto viscido lo teneva bloccato a terra.

Così decise di distrarsi pensando a problematiche più “universali” che lo avrebbero portato lontano da quei suoi pensieri così fastidiosamente intimi e fuori luogo. La sua mente lo portò indietro nel tempo, a quando le classi privilegiate erano confortevolmente sdraiate e serene nei loro credi, a quando la loro coscienza era limpida, anche grazie alla Chiesa che rendeva questa classe dominante un ruolo  da protettore con gli oppressi, che non sapevano di esserlo, debitamente convinti di essere creature inferiori, orgogliosi della loro condizione servile. Gli intellettuali, usignoli dei padroni, si sentivano a loro agio, nel redigere i loro discorsi politici che in gran parte erano in difesa dell’indifendibile.

In questa atmosfera  veramente appiccicosa era  difficile generare pensieri. Le sensazioni che si provavano erano di essere all’interno di una bolla. Un mondo completamente diverso in cui la realtà esisteva ma era attutita e chiusa all’esterno. Durante il sonno, si ritrovava all’improvviso sveglio ma come paralizzato, con la sensazione di una minacciosa presenza estranea che incombeva su di lui e addirittura tentava di fargli del male. 

Gli antichi Greci parlavano di pnigalion, o di barychnas, termini collegati alla difficoltà di respirare. In diversi paesi europei ci sono tracce di racconti di una cavalla che sale sul petto dei dormienti, o porta con sé degli spiriti maligni. Uno dei miti più studiati e descritti è quello della Old Hag dell’isola canadese di Terranova, una strega che assale i dormienti e li lascia incapaci di gridare o reagire.

Nella cultura degli Inuit canadesi si parla di uno spirito malvagio che cerca di impossessarsi del corpo di una persona che dorme, mentre in Giappone il potere in questione si chiama Kanashibari.

Qui nel Mezzogiorno d’Italia: 

“Usiamo parole per frignare,

parole per non parlare,
parole per fare solo rumore.
Camminiamo per cercare insieme
le parole per parlare.” Parole liberamente tratte da alcuni scritti di Gianni Rodari.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

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