CIO’ CHE NON VERRA’

Quello che si sta consolidando sempre più in questo nostro mondo è qualcosa che Marx scriveva nel Manifesto: “Coloro che lavorano, non guadagnano, e quelli che guadagnano, non lavorano.” Pertanto bisognerà pensare all’abbattimento di questo sistema, rigurgitante di soprusi, prepotenze e sfruttamento. L’umanità non è al calar del sole, ma forse alle prime luci del nuovo giorno. E l’aurora è un ora triste e difficile, compiacente alle inquietudini e ai cedimenti: ma è anche il momento che decide come sarà il giorno.

L’ormai separazione dei cittadini dalle istituzioni nelle democrazie occidentali non può essere ascrivibile al qualunquismo, disinteresse o protesta, più o meno consapevole, nei confronti di una classe politica inadeguata e corrotta. Questo disamore sembra essere indice di qualcosa di più grave: una radicale perdita di fiducia nella forma di governi democratici che promettevano d’essere veicoli di trasformazione ed emancipazione sociale. Per non parlare di mancate politiche di integrazione.

Basta prestare attenzione a quello che sta avvenendo nelle periferie (le banlieues) delle grandi città francesi. La rivolta nelle banlieue, desta preoccupazione anche nel resto d’Europa.  È arrivata infatti alla vicina Bruxelles e alla più lontana Losanna, dove centinaia di adolescenti manifestano da giorni.

Tutte le volte che l’uomo occidentale si è posto il problema di modificare il sistema politico liberal democratico, si è trovato di fronte ad una scelta di metodo: l’alternativa tra la linea politica sostanzialmente marxista e quella sostanzialmente reazionaria. Questo contrasto sembra essere ancora attuale. L’evidente fallimento dei governi socialisti di alcuni Stati e dei partiti “socialisti” o “comunisti” nei Paesi dell’area capitalista sono esperienze storiche che oggi permettono una riflessione, alla quale non ci si può sottrarre senza rischiare di cadere nel ridicolo o, peggio ancora, nella malafede.

Esistono centomila persone, i ricchi di 170 paesi che governano 120 mila imprese, il cuore dell’economia mondiale. Per noi miseri mortali della Ue, questo vuol dire 1000 miliardi di euro di minori entrate fiscali e molti milioni di posti di lavoro in meno. Per i super-ricchi vuol dire poter ripulire capitali illegali attraverso società di copertura, avere profitti esentasse, gestire le scatole cinesi delle proprietà aziendali, sfuggire a ogni regola della pur sregolata finanza.

Questo avviene grazie ad accordi, a truffe, a raggiri che portano all’eliminazione delle parti deboli e all’affermarsi sempre maggiore delle grandi realtà del potere mondiale, che si accordano tra loro per rimuovere dal mercato i concorrenti. Ne consegue che, paradossalmente, viene meno la concorrenza, ossigeno in passato del capitalismo: per un assurdo meccanismo, la logica capitalistica, imperniata appunto sul sistema concorrenziale, nega se stessa, capovolgendosi in oligopolio, ovvero negazione della concorrenza.

In questa nostra realtà, la separazione dei vari aspetti della produzione, culminante nella divisione tra lavoro mentale e manuale, è la prima condizione per la separazione del genere umano in classi, con tutto quello che ciò implica per l’umanità globalizzata.

Nel corso degli ultimi millenni, il prezzo da pagare per il più sbalorditivo progresso economico e sociale è stata la forzata alienazione della maggior parte della razza umana dai frutti del suo lavoro, e, allo stesso tempo, la forzata estromissione della maggioranza degli uomini e delle donne dal mondo della cultura e del potere.

Gigino A Pellegrini & g el Tarik

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