Beaumont sur Mer – Rivedere Orly dopo 4 anni, mi ha ispirato il breve testo che segue.
L’amicizia non è una conoscenza fatta di sabbia che alla prima mareggiata la vedi scomparire. Spesso le persone gridano, quando sono adirate, solamente perché i loro cuori si allontanano molto. E devono coprire questa distanza, in qualche modo, prima di potersi ascoltare di nuovo.
L’importante è che si misurino con le parole, altrimenti arriverà un giorno in cui la distanza fra i due cuori sarà tale da non farli incontrare mai più.”Parce que c’était lui, parce que c’était moi” (È stata colpa sua, è stata colpa mia). Queste poche parole di Montaigne risuonano come un’ode all’amicizia .
In Les Essais, il celebre autore ritrae un rapporto di amicizia simbiotico, stabile e completo. Perdere un amico o una persona in cui si crede, o comunque di qualcuno che per noi ha un grande valore lascia in genere un grande vuoto. Questo è quello che appare.
La sensazione che proviamo la descriviamo come “vuoto” poiché si tratta di una sensazione nuova o non comune in cui ci sentiamo assolutamente impotenti e vulnerabili. All’apparenza sembra che improvvisamente qualcosa manchi, che si sia liberato un posto che nessun altro possa occupare, poiché, certamente, chi perdiamo è e resta, per la sua essenza, insostituibile.
L’amicizia è quasi un amore ragionato e ragionevole, basato su fedeltà, fiducia e intimità, che non conosce timore. Si rivela dunque un rapporto più rassicurante di una relazione amorosa. Consideriamo l’altro come un nostro doppio ed è per questo che perdere l’amicizia di una persona può essere associata alla perdita di una parte di noi stessi.
Risultato: la fine di un’amicizia può essere estremamente dolorosa. Per rassegnarsi di fronte alla perdita di una amicizia, è necessario innanzitutto conoscere le dinamiche di questo tipo di rapporto, spesso a noi estranee. A ben pensare la perdita di un amico “particolare”, in realtà rappresenta per il nostro io un vero e proprio scossone, che richiama una tale serie di sentimenti sensazioni, paure, dolori, sensi di inadeguatezza, che la nostra mente non sa altro che chiamare “vuoto”.
Alcune amicizie diventano nocive, ma è difficile rendersene conto o ammetterlo. Tendiamo, giustamente io credo, a proiettare sugli amici i nostri sentimenti perché consideriamo l’altro un riflesso di noi stessi. Così come noi non faremmo mai del male ai nostri amici. Una rottura sembra inevitabile quando un’amicizia, diventa distruttiva.
A volte coltiviamo rapporti talmente esigenti da mettere in pericolo la nostra autonomia e la nostra libertà. Invece di nobilitarci e di confortarci, questa amicizia diventa all’improvviso una vera e propria minaccia. “L’amicizia è una virtù o s’accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni…… L’amicizia perfetta è quella dei buoni e dei simili nella virtù. Costoro infatti si vogliono bene reciprocamente in quanto sono buoni, e sono buoni di per sé; e coloro che vogliono bene agli amici proprio per gli amici stessi sono gli autentici amici (infatti essi sono tali di per se stessi e non accidentalmente); quindi la loro amicizia dura finché essi sono buoni, e la virtù è qualcosa di stabile; e ciascuno è buono sia in senso assoluto sia per l’amico.” Aristotele (Etica Nicomachea).
Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik