LA REA

“ Oggi compito in classe” disse entrando in aula la maestra della scuola Maria Giuseppa Rossello  di Savona. “Svolgerete un tema e il migliore verrà premiato”

Il tema più bello risulta quello di Giuseppina, tredici anni, ed è talmente bello che la maestra l’invia al Capo del Governo dell’epoca, ricevendo i complimenti dalla segreteria particolare del Duce.

Quale gioia indescrivibile per la ragazzina che ha avuto l’apprezzamento da parte così importante dello Stato!

Già pensa ad un suo futuro ricco di soddisfazioni nel campo della letteratura e del giornalismo perché si sente molto a suo agio con la penna e il calamaio, che hanno sempre fatto parte della sua vita fin da quando aveva cinque anni.

Il premio ricevuto aveva fatto clamore nella scuola  – ed anche oltre – suscitando  ammirazione ma soprattutto invidie.

Alla fine della guerra, in quel marasma tritatutto che ne seguì, bastava possedere un’arma per sentirsi vincitore e giustiziere.

Pertanto la tredicenne collaborazionista con il Duce va punita!

Bisogna fare giustizia!

 Fu fatta prigioniera con l’accusa di collaborazionismo e sottoposta alle torture più atroci, dopo aver subito violenze e stupri per cinque giorni. 

Gli autori dello scempio, vere bestie disumane, non  sono mai stati puniti.

Ma non esiste punizione adeguata per simili atti di barbarie che solo l’uomo è in grado di porre in essere.

Questa vicenda induce a prendere le distanze dal genere umano e avvicinarsi a quello animale, molto più vicino a Dio.

Il 30 aprile 1945, con un colpo di fucile uno dei nostri eroi ha posto fine alle orribili sofferenze della collaborazionista.

Giustizia è fatta.

La rea si chiamava Giuseppina Ghersi. 

Vit

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