Punture di spillo 267

… E MATTARELLA, SENZA CITARLI, “SISTEMA” MELONI E LA RUSSA

          Avendo fatto della riservatezza e della discrezione la cifra di tutta la sua vita politica, Sergio Mattarella non lo dirà mai. Ma le tante scempiaggini di questi mesi della Destra al governo debbono avergli fatto mangiare il fegato e così, il 25 aprile, 78° anniversario della Liberazione, deve aver pensato che la misura era colma e l’occasione giusta per fare chiarezza  delle “torsioni” storiche “ad usum delphini” delle Meloni e dei La Russa di turno.

          Altro che la “scampagnata” a Praga del Presidente del Senato o la lettera al maggiore quotidiano italiano della Presidente del Consiglio! Il Capo dello Stato ha scelto invece il “pellegrinaggio” in Italia, in quei territori che con il sacrificio delle loro genti hanno ispirato i valori fondanti della nostra Costituzione, figlia della lotta antifascista.

          E, in uno dei discorsi più forti del primo e dell’avvio di questo secondo settennato, Mattarella ha di colpo spazzato via il fiume di bugie sulla nascita della Repubblica ricordando le parole di Calamandrei nel 1955 ad un gruppo di studenti: “Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, andate lì,  perché lì è nata la nostra Costituzione”.

          La Destra invece, in cerca di una nuova verginità, sembra aver rimosso le atrocità di quegli anni come l’assassinio di Giacomo Matteotti, lo squadrismo, le leggi razziali ed  ha grande reticenza nel pronunciare la “parolina” antifascismo.

Ebbene il Presidente della Repubblica la pronuncia ben 21 volte sperando che le Giorgia Meloni e i Benito La Russa se la ficchino bene in testa una volta per tutte.

Così, a correzione delle falsificazioni storiche di parte, Mattarella ricorda che la Resistenza  fu “anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale”.

Nel giorno della Liberazione è venuta quindi, dal Presidente della Repubblica al suo secondo mandato, una lezione di storia che la Destra farebbe bene a studiare per evitare figuracce come quelle di questi giorni.

La Russa aveva un anno a disposizione per portare un fiore sulla tomba dell’eroe anticomunista Jan Palach senza dover “scappare” dall’Italia per non celebrare il 25 aprile, e Meloni avrebbe potuto evitare una paginata di falsità  che la Destra fascista, poi di Salò, quindi missina, neofascista ed ora postfascista ripetono dal 1945.

PdA

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