Lavorare nel turismo in Italia: la situazione attuale

In Italia il settore turistico conta più di  970.724 occupati, pari al 7.3% del totale dei lavoratori. Una cifra importante ma in calo di qualche punto percentuale rispetto al 2019, quando a lavorare nel turismo erano circa 1.2 milioni di italiani.

Nei prossimi anni si stima tuttavia una crescita costante dei viaggi sul territorio nazionale che comporterà una maggiore richiesta di operatori di settore.

Chi sono i lavoratori del turismo in Italia

Chi lavora nel turismo di solito ha un  contratto di servizi turistici, fattispecie che comprende, oltre a chi è impiegato nelle strutture ricettive, una serie di altre figure come le agenzie di viaggio.

Tra i lavoratori d’hotel, il 13.4% ha un contratto a tempo determinato, il 43% indeterminato e il 43.6% stagionale. Il 54.5% dei lavoratori è donna e la qualifica più frequente è quella di operaio.

Anche nelle agenzie di viaggio la maggior parte dei dipendenti è di sesso femminile. La maggior parte degli impiegati – il 76% – nel comparto possiede la qualifica di impiegato, mentre il 16% è riferibile alla qualifica operaio. Gli apprendisti sono poco più del 4%, anche quadri e dirigenti rappresentano circa il 4%.

Rispetto al comparto della ristorazione, della ricettività e delle agenzie di viaggio, bisogna distinguere il termale. Il comparto termale si distingue rispetto a quelli della ricettività e della ristorazione per diversi aspetti, a partire dal profilo del lavoratore: – il 47% dei lavoratori ha più di 50 anni (21% nella media del settore); – la presenza femminile è ancora più preponderante che negli altri comparti; – solo il 7% dei lavoratori sono stranieri. Oltre la metà degli occupati nel settore termale ricopre un ruolo ricompreso nella categoria “operai” (meno che nella media di tutti i comparti turisti, pari a 82%). Al contrario le funzioni direttive (0,5%) e soprattutto quelle impiegatizie (43,7%) sono più presenti che nella media del settore (rispettivamente 0,1% e 9,8%). Quasi i tre quarti dei contratti negli stabilimenti termali sono a tempo indeterminato (73%), mentre il 16% sono stagionali.

Le campagne Filcams-Cgil per lavorare nel turismo in modo più dignitoso

Per effetto dell’aumento della domanda, cresceranno i posti di lavoro nel turismo. Ma l’offerta non dovrà crescere non solo in quantità, ma anche e soprattutto in qualità.

La sostenibilità del turismo deve passare per dei salari adeguati di tutti coloro che lavorano nel settore, solo così si avrà maggiore qualità dell’offerta.

È necessario, quindi, un “lavoro nuovo”, regolare, dignitoso, stabile, con il corretto riconoscimento delle professionalità e delle competenze, che sicuramente devono essere in costante aggiornamento attraverso la formazione, sia quella scolastica che quella continua in costanza di lavoro. Vuol dire superare un modello occupazionale ormai insostenibile, per mettere al centro il Lavoro, la Qualità dell’occupazione e la Sostenibilità delle condizioni di chi lavora nella filiera turistica, ricorrendo a strumenti di sviluppo, politiche attive, riqualificazione mirata e nuova impresa.

Diverse sono state le campagne attivate negli ultimi mesi da Filcams-Cgil e le iniziative sul territorio, da “Mettiamo il turismo sottosopra” a “Resistiamo”. L’obiettivo è quello di trasformare il settore e renderlo al passo con i tempi e i cambiamenti che sta attraversando. Dieci i punti alla base della campagna “Il nostro turismo” che, tra il 2020 e il 2022, ha portato la Filcams a girare per l’Italia e a dialogare con le istituzioni locali, specie al sud, dove a dispetto dell’inestimabile ricchezza paesaggistica e culturale si toccano i più alti tassi di precariato e lavoro sommerso.

L’intera filiera dell’industria turistica, per essere capace di esprimere buona occupazione e percentuali maggiori di Pil, necessita di un modello di lavoro che, in nessun modo, deve essere la riproposizione di quello ante pandemia. Lo sfruttamento dei lavoratori, insieme allo sfruttamento del territorio e alla concentrazione dei flussi turistici solo in alcuni periodi dell’anno e nelle sole mete considerate attrattive, ha impedito lo sviluppo del settore, nonostante le infinite potenzialità che lo stesso esprime.

Perché il nostro turismo, il buon turismo, possa trasformarsi da un “affare” per la crescita di pochi e diventare veramente un fattore centrale di sviluppo per tutti.

Fonte:Mariarita Persichetti Buonenotizie.it

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