MAI SOTTOVALUTARE IL POTERE DELLA MEDIOCRITA’

Beaumont sur Mer – Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di comparabile all’incendio del Reichstag e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l’assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere.  Si sta parlando di una classe che classe non è, perché è trasversale, quella dei mediocri, con particolare attenzione rivolta al capitalismo borghese di oggi.

Vi sono cose in cui la mediocrità è insopportabile: la poesia, la musica, la pittura, l’eloquenza, scriveva il moralista francese Jean de La Bruyère . Fu avvocato e, in seguito, tesoriere della circoscrizione di Caen; nel 1684 divenne precettore, poi gentiluomo del duca di Borbone.

La mediocrità però è anche più venefica se sparsa nel tessuto istituzionale e sociale. Nella realtà contemporanea, la mediocrità è diventata il peccato più grande secondo la coreografa Martha Graham, considerata la “madre” della danza moderna e la più grande danzatrice americana del XX secolo. E Pier Paolo Pasolini ha sottolineato in modo anticonformista che: “…. Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista”.    

Il filosofo canadese Alain Deneault in “La Mediocrazia”, afferma: “I mediocri hanno preso il potere. Si è prodotta una rivoluzione silenziosa che ci ha fatto precipitare nel regno del conformismo”.

E’ evidente che di esempi sotto i nostri occhi, in questi giorni, ne abbiamo, il Nano di Arcore, a seguire abbiamo una Carciofara come presidente del Consiglio.

Insomma, come siamo arrivati a questo punto? Come siamo arrivati all’emersione del mediocre? Secondo Deneault è stato possibile perché il mediocre si afferma in un contesto (sociale, politico o aziendale che sia) nel quale la mediocrità è già divenuta necessaria, se non addirittura un criterio di riferimento. Ma pure essa, la mediocrità, ha avuto bisogno di un clima idoneo a concimare la sua affermazione. In generale, è stata la frammentazione del lavoro a contribuire enormemente all’avvento di un potere mediocre.

Il potere nel mondo non sembra più governare in funzione di principi politici, ma secondo modalità che sono le stesse di una multinazionale. E’ questo l’approccio di quello che il filosofo Alain Deneault definisce “l’estremo centro”: “Si sopprime l’asse destra-sinistra a vantaggio di un programma oligarchico visto come l’unico concepibile, per cui ogni posizione altra è estrema mentre le sue sono pragmatiche”.

Le vicende politiche contemporanee starebbero già dispiegando questo predominio: “La vittoria di Emmanuel Macron in Francia è certamente una vittoria della mediocrazia che, non solo considera la gestione della cosa pubblica subordinata a temi come la globalizzazione, ma il suo stesso movimento ha adottato termini, teorie e nomenclatura della gestione aziendale. Macron è una sorta di agente di commercio dei  Rothschild.

Oggi, nella società delle funzioni per lavorare bisogna saper far funzionare un software, riempire un modulo senza storcere il naso, salutare opportunamente le persone giuste. Non serve altro. Non va fatto nient’altro. Insomma, essere perfettamente, impeccabilmente mediocri.

Drammatico, assolutamente drammatico. Perché queste parole inducono il lettore ad associarle istantaneamente alla propria realtà lavorativa. Altro astro della mediocrità  in questo momento è un piccolo burocrate dell’ex KGB. Il suo nome è  Vladimir Vladimirovič Putin. Il regime di Putin è un destreggiarsi tra differenti gruppi borghesi, tra borghesi e lavoratori, tra centri imperialistici e “capitale nazionale”, tra i sentimenti sovietici e liberali presenti nella società. Questa politica ha rafforzato la struttura poliziesca. Ha preso forma un’ideologia statale in cui i principi di progresso e democrazia si coniugano con nazionalismo e clericalismo. Questa è la realizzazione dell’idea di un arbitro supremo che sovrasta partiti e classi e dispone di un capitale morale per unire la nazione. Penso che con questa politica ci saranno solo due vie di uscita: o il regime si evolve verso il fascismo, oppure sarà cacciato da una rivoluzione anti-oligarchica.

Ultimo ma non ultimo: 46º presidente degli Stati Uniti
Joseph Robinette Biden Jr., detto Joe.
È tutto molto chiaro. A pensarci un po’, l’attuale e pericolosissimo, per l’Europa, conflitto, non è una guerra tra Russia e Ucraina. È una guerra per procura tra la Russia e gli Stati Uniti. Questioni come la democrazia, i diritti umani e la sovranità nazionale non sono di minimo interesse per gli imperialisti, se non come terreno di propaganda a buon mercato. Ma sono molto interessati a prolungare la guerra, indipendentemente da tutta la sofferenza umana, poiché sperano che serva a indebolire la Russia.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *