L’avvenire

Claudio, undici anni, occhi azzurri.

 Ragazzo palermitano degli anni ottanta, che vive serenamente la sua pericolosa e violenta città. Ma lui non se ne avvede.

Sta trascorrendo un’estate ricca di giochi e spensieratezza.

Dopo aver superato brillantemente l’esame di quinta elementare, i genitori gli hanno concesso un’estate senza doveri.

Questa volta – a differenza delle precedenti –  niente compiti per le vacanze, che precludono la gioia totale e l’allegrezza spensierata che spetta di diritto ad ogni ragazzo.

I genitori, in considerazione del maggiore impegno profuso per superare l’esame, gli hanno consentito una vacanza senza impegni particolari.

I suoi interessi sono rivolti esclusivamente ai giochi, ai divertimenti, agli amici.

Ieri la battaglia contro la banda rivale, oggi il nascondino, domani la moscacieca.

I pensieri della sera sono rivolti esclusivamente alla scelta dei giochi da fare l’indomani, all’appuntamento con gli amici, ai giocattoli da portare.

I suoi sogni non sono affollati da streghe o fantasmi, ma da fate, principi azzurri, maghi Merlino.

Il risveglio è dolce e senza preoccupazioni. Dopo una frettolosa igiene ed ancor più frettolosa colazione, via di corsa verso l’avventura.

E questa, immancabile, lo attende in ogni piazza, in ogni angolo di strada, in ogni portone.

Ogni piccola cosa scatena la sua fantasia: la bicicletta è Fulmine, il cavallo brado indomabile; la pistola ad acqua è la sua colt a otto cartucce, il fucile a tappi il suo winchester dai mille colpi.

Lui è l’eroe sempre vincitore e il  difensore dei deboli.

E’ lui che consegna i banditi allo sceriffo,  rifiutando sempre con sdegno la taglia che gli spetterebbe di diritto.

E’ sempre lui che, a rischio della vita, trae in salvo i coloni prigionieri dei feroci pellirosse Seminole. E’ ancora lui che dopo aver catturato Pelle di Luna,  la riconsegna alla sua tribù avvinto dalla   fragilità e dall’ avvenenza della squaw.

I suoi sogni si tramutano sempre in realtà.

Ogni tanto sopporta anche qualche sconfitta, ma la rivincita – più gratificante delle vittorie precedenti – non tarda a venire.

Trascorre la sua vacanza – che presume interminabile – in modo fantasioso ed entusiasmante.

Ma questa – come tutte le cose più belle – è destinata fatalmente a finire.

La  riapertura delle scuole è ormai vicinissima.

Allora i suoi giochi e la sue avventure aumentano freneticamente: al mattino iniziano prima e la sera proseguono fin oltre il tramonto.

I genitori  consentono tutto ciò perché sanno che a breve la vacanza finirà.

 Con l’inizio della scuola  la vita del ragazzo riacquisterà il ritmo normale: il buio, il freddo ed i compiti lo terranno quasi sempre chiuso in casa.

Eccolo, infine, il giorno temuto.

 E’ arrivato il primo ottobre: tutti a scuola!!!!

Questa volta è una scuola completamente diversa da quella delle elementari.

E’ più seria ed impegnativa.

E’ la prima media, la scuola dei grandi!

E grande comincia a sentirsi anche lui.

Il grembiule e la cartella – simboli di un recente ma irreversibile passato – sono ormai accantonati.

Così pure i colori pastello  e l’album delle figurine.

Adesso è un ometto. Va a scuola da solo e affronta spavaldamente i nuovi compagni di classe   per stringere alleanze ed affrontare i gruppi rivali per stabilire le supremazie.

Il rapporto con i professori,  non più maestri,  è ancora molto labile: nella bolgia dei primi giorni non è riuscito ancora a conoscerli.

Ha avuto modo di apprezzare soltanto quello che è stato più a lungo nella sua classe e che il primo giorno ha tenuto il discorsetto di benvenuto.

E’ un professore anziano, lenti spesse da miope, capelli bianchissimi e fluenti. Un professore vecchio stampo, che sarebbe piaciuto molto a suo padre..

“Ragazzi” ha detto tra l’altro, “Il tempo della fanciullezza per voi ormai è finito. I primi veri impegni della vita per voi nascono su questi banchi. Affrontateli con energia e serietà. In questa  scuola si deciderà il vostro avvenire”.

Queste parole hanno scosso un po’ Claudio. Fino ad allora riteneva che l’avvenire fosse il giorno dopo. Non aveva la cognizione dell’esistenza di un dopo domani. Ora capisce che l’avvenire è qualcosa di molto lontano che lo sta aspettando senza ansia ma con solida certezza. Ora si vede già adulto, stimato professionista, intento al proprio lavoro. Ma forse preferisce fare il pilota di formula uno o di aerei. E il calciatore? Perché no? Le doti le ha acquisite con gli allenamenti quotidiani e, unitamente alla passione che lo accompagna, potrà sicuramente riuscire.

Il rituale ritorno a casa non è più svagato e spensierato come un tempo.

 Il discorsetto del professore gli risuona nella testa e lo responsabilizza nell’adempimento dei propri doveri.

Quindi più cura nello studio, più attenzione in classe, più impegno nei compiti a casa.

Ma non pone fine ai suoi giochi: le ancora calde serate palermitane sono un perentorio invito a stare fuori casa fino a tardi e a godersi con gli amici gli ultimi scampoli di estate e di avventure.

Nel corso dell’ultima serata di giochi un uomo con casco integrale, su di una fiammante moto di grossa cilindrata  lo chiama.

Lui si avvicina attratto anche da quel cavallo di acciaio che è nei sogni di tutti i ragazzi  ( sicuramente, pensa,  quella moto farà parte del mio avvenire ), accosta il capo al motociclista per ascoltare meglio ciò che ha da dirgli, ma questi estrae una pistola e fa partire un colpo che centra in pieno l’occhio sinistro di Claudio.

Nei tre secondi di vita che gli restano, un solo pensiero assale la sua mente e grida: ”Professore, era questo il mio avvenire?”.

Claudio, undici anni, occhi azzurri, ragazzo palermitano.

 Eri appena giunto tra noi ma una mano   becera e assassina ti ha sottratto ai tuoi giochi e alla vita.

Chi ha deciso il tuo destino?

Perché tale orrenda bestia ha osato strappare con un sol colpo tutte le pagine del libro della tua esistenza per gettarle – con il tuo avvenire – nel bidone della spazzatura?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *