Punture di spillo 256

MELONI: DALLA DESTRA SOLO POLITICHE DI DESTRA

          Da tempo  è finito il carnevale e Giorgia Meloni può dismettere la maschera…bonaria che faticosamente ha dovuto indossare in questi primi mesi di governo e tornare ai tempi di Vox quando, in un crescendo di toni, gridava “sono una madre, sono una donna, sono cristiana”,   e smentire l’immagine di un Calimero piccolo e nero arrivato al governo. Anche se piccola oggettivamente lo è,  e nera…

          Agli inizi degli anni ’90 girava nelle sale una divertente commedia con Massimo Troisi: “pensavo fosse amore e invece era un calesse”. Ecco, parafrasandone il titolo, potremmo dire: Pensavamo di aver trovato una Merkel o una Thatcher e invece abbiamo la… badante di Donzelli.

          La Premier – per come si è fatta conoscere da quando è entrata a Palazzo Chigi – è più furba che intelligente, più secchiona che statista e appare ossessionata, al pari di Matteo Salvini, dal fenomeno dell’immigrazione.

          Pensare di contrastarla facendo la faccia feroce e inseguire gli scafisti per tutto l’orbe terracqueo è semplicemente ridicolo, così come appare incerta la direzione di marcia che ci ha portati dal blocco navale -impossibile da attuarsi per le coste italiane – ai porti chiusi, a quelli “itineranti” su è giù dalla Sicilia a Trieste, ad un susseguirsi di spot compresa la modifica della Bossi-Fini.

Se riavvolgiamo il film di questi mesi, nonostante il coro plaudente di molti opinionisti dell’ultima ora che stanno generando consenso, osserviamo che Giorgia Meloni ha inanellato una serie di grossolani errori, ultima, la gaffe su Cutro e – il giorno dopo – il video sul compleanno di Salvini. Nessuno  discute la legittimità della festa, ma l’assenza di sensibilità sulla diffusione del video sì.

Occorre anche riconoscere che la Premier, finora, certamente non è aiutata da alcuni esponenti del suo stesso Governo: dai Valditara ai Sangiuliano ai Piantedosi. Ma soprattutto il Presidente del Consiglio sbaglia a mettersi in competizione con Matteo Salvini e a piegarsi ai suoi diktat: dai rave alla guerra alle ONG, alle  deleghe sulla Guardia Costiera agli sbarchi irregolari sulle nostre coste.

          Il segretario della Lega è convinto che proprio la lotta all’immigrazione sia la chiave vincente per riguadagnare consensi e su questa si è buttato a capofitto. Una carta, però,  che la Meloni non è disposta a lasciargli giocare in piena autonomia, anche perché è stato un elemento vincente della sua campagna elettorale. Di qui la “competition”  tra i due alleati su chi porta più in alto l’asticella della fermezza a del rigore.

          Una cosa è chiara: chi si illudeva che i Draghi, i salamelecchi dell’Europa e le missioni all’estero convincessero Meloni a cambiare si sbaglia. La Premier è una donna orgogliosamente di destra che intende portare avanti, senza sostanziali concessioni alle opposizioni, un programma di destra. Quello per il quale è stata votata.

PdA

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