BRUNO VESPA E L’EDITORE DI RIFERIMENTO
Perché meravigliarsi se Bruno Vespa, dopo essere stato “ambasciatore“ – non si sa di Chi – per portare Zelensky a Sanremo, ha ottenuto una sua striscia dopo i titoli di coda del TG1 della sera? E perché meravigliarsi che il primo ospite della serie sia stata Giorgia Meloni?
Va da sé che, verosimilmente, non è stato fra gli argomenti “toccati” dal Presidente del Consiglio nella recente visita a Kiev e che, notoriamente, la Rai è indipendente nelle sue scelte. Ma come dimenticare la “filosofia” giornalistica del conduttore di “Porta a Porta”?
Era il 1992, in piena Tangentopoli, e Vespa era il direttore del TG1 quando, rispondendo ad alcune critiche sulla conduzione del telegiornale della rete ammiraglia, ammise che il suo editore di riferimento era la DC.
Bruno Vespa è un bravissimo professionista e per molti la coerenza è la stella polare della sua produzione giornalistica. E infatti, in quegli anni, il cavallo di viale Mazzini rispondeva ancora ai richiami di piazza del Gesù, cui seguì oltre un “ventennio” berlusconiano durante il quale il Nostro aumentò a dismisura il suo potere facendo di “Porta a Porta” la cosiddetta “terza Camera”, diventando il mattatore di diversi “Speciali” ed essendo, da settembre a Natale, l’ospite fisso di tutte le trasmissioni ogni volta che usciva un suo libro.
Da pochi mesi la politica vive una nuova stagione finora mai esplorata: c’è chi profetizza un altro ventennio ed altri, per ora in minoranza, che vorrebbero interrompere o quantomeno “disturbare”.
E il buon “Vespone” che fa? Vola intorno al “nuovo” fiore e si prepara a raccoglierne il polline seguendo l’aureo modo di dire “finché dura fa verdura”.
PdA