IL BELLO ADDORMENTATO

Qualcuno disturba il mio riposo.

Non so se assecondare il risveglio oppure scacciare con gesto scortese l’intruso.

Mi volto dall’altra parte e cerco di rituffarmi nell’ovattato oblio che mi evita paure, dolori ed emozioni.

Serro le palpebre con forza cercando di far capire al disturbatore che non intendo affatto essere svegliato, che voglio godermi il mio sudato  riposo.

Ma l’impertinente, tornando alla carica con raddoppiata scortesia, mi afferra il braccio con rinnovata decisione.

Stavolta mi giro di scatto, fermamente intenzionato a dirgliene quattro ma mi blocco immediatamente.

La vista della mano dell’intruso, o meglio, dell’intrusa, squarcia d’incanto il pesante velo con il quale il tempo ha offuscato la mia mente.

Il viso giovane e sorridente di una bella sconosciuta sferza la mia coscienza sottoponendola all’immane fatica del risveglio.

E come un’immagine riflessa in acqua non cheta, iniziano a materializzarsi nel mio inconscio barlumi di vita trascorsa, frammenti di sensazioni ed emozioni impossibile da ricomporre.

Raccolgo le scarsissime forze e chiedo alla bella intrusa: ”Perché?”

Ma lei non risponde. Afferra con forza la mia mano  e la scuote ripetutamente.

Quel contatto mi disorienta facendo riaffiorare nella mia mente antiche piacevoli sensazioni, incompatibili ed indescrivibili, che tento di ricacciare nel profondo buio dal quale provengono.

Il mio volto ora diventa implorante e chiede la pace, il silenzio, il nulla e cerco di riprendere la posizione supina ma la sconosciuta, implacabile, non mi lascia.

Ora con l’altra mano carezza dolcemente il dorso della mia procurandomi una piacevolissima sensazione di cui avevo dimenticato la dolcezza.

Quindi con rinnovata e notevolissima fatica ripeto: “Perché?”

“Mi chiamo O’Neer” risponde “E sono una ragazza del XXII secolo. Conosco profondamente le tue domande sul tuo animo, sui tuoi dilemmi, sulle tue paure e i tuoi dubbi. Non conosco, invece, il tuo volto, le tue sembianze. E’ per questo che ti ho cercato e svegliato. Vorrei dare  corpo a quel complesso di sentimenti che il tuo spirito racchiude. Perciò, visto che ho avuto la pazienza di leggerti, ricambiami la cortesia. Diventa uditore e ascolta i dilemmi, le paure, i dubbi di una ragazza del XXII” secolo”.

Rimango di stucco! “Dici di conoscermi profondamente” replico. Ma come è possibile ciò? Tu ragazza del XXII secolo, conosci me, del XX?” “Ebbene sì” rispose l’intrusa. ”due giorni fa ho notato su di una bancarella un libricino liso e sbiadito ma ancora intonso, scartato da tutti gli altri compratori. Ho deciso di prenderlo. L’avevi scritto tu.

L’ho letto tutto d’un fiato.  Ogni pagina che voltavo era un passo nel tuo cuore, nella tua anima, nella tua mente, nei tuoi dilemmi. Ora posso dire che conosco meglio te che me stessa. Perciò ti supplico, aiutami a districarmi nel labirinto della vita. Svelami l’essenza dell’esistere. Fuga i miei irrisolvibili dubbi sull’eternità. Indicami la meta del mio essere”.

Sono completamente frastornato. E’ possibile che due secoli siano trascorsi inutilmente? Che l’umanità sia ancora al palo di partenza? Che nessun punto interrogativo sia stato tolto alle domande di due secoli fa?

“Ho capito il tuo animo, cara O’Neer” le rispondo. “Sono fiero e lusingato che il mio libriccino di domande, dopo due secoli, abbia finalmente trovato un compratore e che l’abbia pure letto! Però non posso aiutarti. Io, come hai potuto constatare tu stessa, sono campione di domande, non di risposte.

 Il mio maldestro ausilio potrebbe ulteriormente aumentare il numero dei tuoi quesiti, aggiungendo confusione a confusione. Unico consiglio che posso darti per non avere bisogno di risposte, è quello di non fare domande. Perciò goditi il tuo attimo di gioventù e non chiedere nulla. Questa è la felicità”.

E nel riassumere la comoda posizione supina, penso al crudele principe azzurro che con il suo perfido bacio sveglia la bella addormentata, richiamandola dal fantastico mondo dei sogni, all’assurdo mondo dei dolori.

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