Punture di spillo 244

MELONI: “E CHE SO’ PASQUALE, IO?”. MA NEPPURE DRAGHI!

          Restano solo un pallido ricordo le festose accoglienze ricevute da Giorgia Meloni nel primo viaggio a Bruxelles, all’indomani del varo del suo governo, strombazzate dalle televisioni e da tutti  i giornali, specie quelli della sua parte politica.

 Dopo appena quattro mesi in realtà la musica è cambiata e, ovviamente metaforicamente, le arrivano i primi schiaffoni! Soprattutto da francesi e tedeschi che, nello scacchiere europeo, non sono proprio semplici comparse. Ma lei, di ritorno dall’ultimo vertice europeo,   minimizza le critiche e si dice “estremamente soddisfatta dei risultati ottenuti”. Un modo anche per galvanizzare il proprio elettorato alla vigilia del voto in Lombardia e nel Lazio.

 Il far finta di niente, però, ricorda tanto quella gag di Totò dove un poveraccio riceve una gragnola di schiaffi da uno sconosciuto che lo scambia per un certo Pasquale. Ma lui, sorridendo, non se la prende e se ne esce con un  serafico “…e che so’ io, Pasquale?”.

          Eppure, fuori dalle battute, la situazione è seria perché alcuni partner europei stanno registrando la “vera” natura della Destra italiana, inaffidabile e nostalgica di tornare all’antico rinnegando il percorso di normalizzazione avviato dopo aver vinto le elezioni. Di conseguenza sembrano chiudersi alcune porte che ci si illudeva venissero aperte e rischiamo l’isolamento politico.

          A Kiev la Meloni andrà da sola: Macron e Scholz non l’hanno voluta su quel treno dal quale la crisi di governo fece scendere un autorevole compagno di viaggio come Mario Draghi. Era il 16 giugno dello scorso anno!

          Da Bruxelles l’Italia torna senza particolari risultati: Sull’Ucraina, non avendo voce in capitolo,  è confermato il nostro ruolo di scorta. Sull’economia registriamo un po’ di maggiore sensibilità ma abbiamo mancato il vero obiettivo di un nuovo recovery. Sull’immigrazione, che era il nostro cavallo di battaglia, non abbiamo toccato palla.

 La difesa dei confini può soddisfare i paesi di Visegrad che sulla terra ferma possono innalzare i muri ma non l’Italia che per tre quarti è circondata dal mare. A meno che Salvini non immagini di bloccare gli sbarchi  innalzando palafitte. Poi c’è stata, ma è meno importante, la vicenda della foto opportunity che relega in seconda fila il nostro Presidente del Consiglio, quasi nascosta anche per la sua statura.

          Come mai questo cambio di passo? Probabilmente l’Europa  sta prendendo atto di una certa tiepidezza sull’Ucraina dei vari Salvini e Berlusconi e non gradisce le nostre ambiguità sul PNRR: per esempio la proroga per la lobby dei balneari. Ma non solo.

          A questo punto Giorgia Meloni, una volta incassato il successo alle regionali in Lombardia e nel Lazio, farebbe bene finalmente ad occuparsi dei veri problemi del Paese e a ricucire con l’Europa ricordando a tutti che l’Italia è tra i Paesi fondatori e che merita rispetto: sul piatto c’è il problema spinoso dell’accoglienza dei migranti e la non scontata modifica del Piano per la ripresa con sullo sfondo gli aiuti dello Stato.

 A meno che il “vero” disegno non sia proprio quello di rompere per finire tra le braccia di Orban…

PdA

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