Sì, proprio quella avrei voluto comminare al mese di agosto
Avrei preferito un luglio di 62 giorni o un settembre di 61.
Ma non sono mai stato accontentato.
Il mese di agosto era il più difficile da superare perché era il mese della solitudine.
Quali gioie senza di lei?
Costretti da impegni famigliari, eravamo sottoposti a spinte centrifughe che, inevitabilmente, ci allontanavano.
Non ostante ciò non rinunciavo mai alla speranza di vederla anche in quel mese, per cui modulavo le vacanze in modo da poter rientrare a Roma in caso di un suo sempre improbabile rientro.
Ma un anno senza numeri, insistei così tanto che si verificò oltre che l’improbabile, anche l’impossibile.
Tornò a Roma con una scusa talmente banale da sembrare vera.
L’accolsi e la portai in una casa che non è mai esistita.
Avevamo a disposizione 3 giorni tutti per noi da utilizzare come volevamo.
Cinema, teatri, concerti, estate romana, musei, Cappella Sistina, Pantheon ecc ecc.
Ma niente di tutto questo.
Sempre a letto a contare i suoi nei, ma arrivato a 2 cambiavo programma.
Tre giorni da favola che hanno segnato le nostre vite con il simbolo indelebile dell’amore.
Il terzo giorno, esausti, ci svegliammo prestissimo e decidemmo di recuperare le forze facendo un giro in città.
Capitammo sulla via Sacra dove – alle 6 del mattino – nella basilica di Santa Francesca Romana stavano celebrando la messa.
E di colpo decidemmo di sposarci.
Quando l’officiante dette la benedizione, dicemmo di sì ad alta voce.
Fu il matrimonio più sacro e più profano del mondo, rimasto intatto ed indelebile nei nostri cuori.