Beaumont sur Mer-Zeus era abituato a guardare la Terra dall’alto dell’Olimpo e la trovava deserta e desolata anche se abitata da uomini e da animali. Questi vivevano stentatamente, nascosti nelle loro tane e nelle profonde caverne dalle quali uscivano raramente e solo di notte, gli uni temendo gli altri, s’avventuravano fuori in cerca di cibo. Dopo aver riflettuto sulla misera vita dei terrestri, Zeus mandò in basso Epimeteo, figlio di un Titano, con il compito di migliorare l’esistenza degli uomini e degli animali, dotandoli di artigli, zanne, ali, fiuto, udito, velocità, astuzia e forza.
All’uomo, che per paura era rimasto nascosto, non diede nulla. La cosa non sfuggi a Prometeo, fratello di Epimeteo, che aveva assistito alla nascita di Atena, dea della sapienza, dalla testa di Zeus, e la dea stessa gli aveva insegnato l’architettura, l’astronomia, la matematica, la medicina, l’arte di lavorare i metalli, l’arte della navigazione.
Prometeo non poteva accettare che gli uomini conducessero una vita così infelice e meschina, così pensò di dar loro un prezioso dono. Prometeo pensò di rubare il fuoco e una notte, dopo aver addormentato Vulcano con una tazza di vino drogato, portò via qualche scintilla che nascose in un bastone di ferro cavo; poi corse dagli uomini ed annunciò che recava loro il dono più grande.
Ben presto tutta la Terra brillò di fuochi attorno ai quali gli uomini cantavano felici! Contrariamente a Epimeteo “quello che non si cura”, Prometeo era “colui che si preoccupa”. Col fuoco gli uomini riuscirono a scaldarsi d’inverno, cuocere la carne che, come animali e con gran fatica, mangiavano cruda; tenere lontane le fiere, illuminare le caverne; riuscirono a fondere i metalli e darsi così attrezzi per lavorare la terra ed armi per difendersi e cacciare.
Poi…l’uomo ha avuto la necessità che qualcuno risolvesse i suoi problemi. Ad un certo punto della nostra Storia sembra che l’uomo abbia avuto bisogno di qualcos’altro. Quando tutto sembrava perduto il deus ex machina iniziò ad apparire e risolvere problemi. Cristo fu, certamente, il precursore di questi salvatori.
La retorica sfrenata, l’insofferenza per le regole, l’indifferenza per i conflitti d’interesse, l’intolleranza per i giornalisti e giudici sono tutte caratteristiche tipiche dei così detti “uomini forti” (e finora sono stati tutti uomini), un tempo ritenuti incompatibili con democrazie mature. “…Dapprima l’uomo inconsapevolmente e involontariamente crea Dio secondo la propria immagine e, solo allora, questo Dio – a sua volta consapevolmente e volontariamente – torna a creare l’uomo secondo la propria immagine.” Ludwig Feuerbach.
L’ascesa degli “uomini forti” rappresenta la maggiore minaccia al resto dell’umanità. Questo sembra mostrare come i regimi democratici siano fragili e reversibili. Alcuni di questi uomini “forti” governano paesi autocratici, quali la Cina o l’Arabia Saudita, altri come Putin ed Erdogan, devono soggiacere a qualche vincolo democratico, come le elezioni e qualche forma di libertà di stampa, anche se sono stati in grado di imprigionare gli oppositori e tenere il potere molto a lungo cambiando la costituzione.
L’aspirazione al successo è una realtà che accompagna l’umanità da sempre e che, oggi come allora, può degenerare in una bieca volontà di sopraffazione. La società, logorata da una logica malsana, porta gli uomini a rimanere spesso invischiati in spietati giochi di potere dai quali, come Shakespeare insegna, raramente si esce vincitori.
In realtà, a ben vedere, la questione è assai più complicata e, nella prospettiva di una ricostruzione persuasiva della genealogia del linguaggio dei diritti dell’uomo in Occidente, resta ancora oggi tutta da chiarire.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik