Punture di spillo 241

REGIONI: LA CHIAMANO AUTONOMIA MA E’ SECESSIONE

          Per le Regioni si parla di autonomia ma in realtà la Lega punta alla secessione. Un po’ come Walter Veltroni che nascondeva il vero obiettivo del bipartitismo “annacquandolo” in un indistinto bipolarismo e finendo per mandare così in frantumi il centrosinistra e il PD al suo declino. Identico il disegno dell’autonomia differenziata di Roberto Calderoli: dire una cosa ma in realtà volerne un’altra.

          Ma chi è Calderoli? Un giurista? Un costituzionalista? Un professore universitario? Niente di tutto questo. E’ un dentista che nella scheda del Senato figura  come medico chirurgo maxillo-facciale. Un po’ poco per avere la presunzione di cambiare i connotati alla Costituzione italiana. Al massimo potrebbe essere un carrozziere al quale ricorrere per sistemare qualche ammaccatura della propria utilitaria!

          Il problema degli italiani – e la fortuna di certi politici  –  è  la memoria corta. Molti non ricordano infatti che proprio Roberto Calderoli è stato tra gli artefici di una riforma per attribuire maggiori poteri alle Regioni. Nata in una baita di Lorenzago in Cadore – con altri tre desaparecidos (Andrea Pastore di FI, Domenico Nania di AN e Francesco D’Onofrio dell’UDC) – fu sonoramente bocciata  nel referendum del 2006.

          Nello stesso periodo questo fine statista, che tutto il mondo ci invidia, è stato uno dei firmatari di una discussa legge di modifica elettorale, commissionatagli da Silvio Berlusconi, che  i sondaggi davano in grande difficoltà e che successivamente lui stesso ha giudicato una porcata.

Sempre in quegli anni Calderoli, che era ministro e non un goliarda fuori corso,  si presentò in un’intervista del 15 febbraio 2006 al tg1 indossando una maglietta anti Islam e provocando incidenti davanti ad ambasciate e consolati italiani con il bilancio di ben 11 morti.

          Ma, per rinfrescare la memoria “corta” degli italiani,  va anche ricordato come Ministro per la semplificazione che dette simbolicamente fuoco, in una caserma dei vigili del fuoco, a 150 scatoloni  contenenti i titoli di 375 mila leggi abrogate in 22 mesi di legislatura. Allora uno dei cavalli di battaglia del Carroccio!

          Ed è a questo “carrozziere” che Matteo Salvini, come Berlusconi nel 2006, si è rivolto in vista delle prossime regionali in Lombardia per scongiurare un crollo elettorale della Lega. Ma i tempi sono stretti e serve un po’ di “fumo” da dare al proprio elettorato  per non essere superati, anche al nord, dai voti di Fratelli d’Italia.

          Ecco allora che Calderoli, forte di un primo passo ufficiale in Consiglio dei Ministri, annuncia per la fine del 2023 la legge sull’autonomia differenziata. Possibile? Assolutamente no. Il testo  ancora non c’è e non è detto che venga varato prima del voto. E comunque l’iter si preannuncia lungo e tortuoso  tra modifiche degli stessi alleati, passaggi parlamentari, cabina di regia,  livelli essenziali di prestazione, Dpcm.

E’ pertanto da escludere che l’autonomia differenziata di alcune regioni possa diventare legge prima di alcuni anni. E sempre che tutto vada bene.

Calderoli si comporta con l’elettorato del Nord,  in realtà “secessionista”, come la Regina Maria Antonietta che offriva brioche al popolo che aveva fame o come quel contadino bergamasco che per far camminare il proprio somaro gli metteva davanti una carota!

Nient’altro che un manifesto per “attirare” le allodole

PdA

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