QUANDO L’AGIRE E’ MALDESTRO

Una volta si diceva, almeno in spagnolo “passare il morto all’altro” (echar el muerto al otro). Questa frase, che si ripete ancora in varie parti del mondo, proviene dal Medioevo e ha una curiosa spiegazione: nei feudi all’interno dei quali venisse trovata una persona morta per cause non naturali, agli abitanti del feudo veniva imposto di pagare una tassa al signore del feudo per aver “ucciso” uno dei lavoratori.

Quando si trovava un individuo morto rapidamente ci si metteva d’accordo, si caricava su un mulo o su di un carro per trasportarlo nel feudo più vicino. E così ci si vedeva esonerati dal pagamento del contributo.

È innegabile che esiste una forte tendenza a dare sempre la colpa agli altri. Scaricare la colpa sugli altri è il fondamento di fenomeni come il complottismo, il populismo, l’antipolitica, il razzismo, nonché del malessere sociale. Si tratta, ovviamente, di un espediente per crearsi nemici immaginari ed attribuire a loro la colpa di tutto: in questo modo ci si libera dalla fatica di dover comprendere la realtà, nonché ci si libera dalle proprie responsabilità dando la colpa ad altri.

La diffidenza, il sospetto, la rissosità che permeano e inquinano i rapporti tra le persone, le accuse che acriticamente e in modo stereotipato uno schieramento rivolge all’altro, la negazione della possibilità di un dialogo che non si traduca in un alterco o pubblico dileggio, accompagnata dalla proiezione sistematica sull’altro delle responsabilità di programmi disattesi, dimostrano quanto gli aspetti, appunto paranoica-li, siano operanti nel tessuto sociale attuale.

Questo ‘virus della paranoia’ è già in azione, circola nella vita di questa Calabria, amplifica la diffidenza fra i comuni cittadini che, a loro volta, ricambiano diffidenza e sospetto. Un atteggiamento in qualche modo parte della natura italiana, ma che in condizioni di anche parziale difficoltà, si traduce rapidamente nella sua forma patologica: la paranoia.

E allora sono i politici che ingannano, mentono, che ignorano il risultato delle elezioni, che governano non per la collettività ma solo, esclusivamente, per il proprio tornaconto. Sebbene questa storia oggi ci giunge come un divertente racconto, è certo che l’abitudine di scaricare le responsabilità sugli altri è rimasta nel tempo. Un amico canadese mi ripeteva sempre: “Se hai commesso un errore e sorridi significa che hai già individuato su chi scaricare la colpa”.

Gli effetti sono devastanti, in quanto: si evita di risolvere problemi o di trovare la loro vera causa, si creano e si alimentano problemi immaginari, si indottrinano i cittadini, attraverso i vari sparaballe, con informazioni false, si diffonde odio e ignoranza, si invita implicitamente a comportamenti pericolosi, ecc..

Se la massa non è cosciente di come stanno veramente  le cose, è improbabile che prema per la risoluzione di determinati problemi o che sia essa stessa parte della soluzione. In realtà questo meccanismo di dare la colpa agli altri non produce mai qualcosa di utile, sembra che gli unici frutti sicuri siano la diffusione di odio e di disinformazione, nonché il distogliere l’attenzione dai veri problemi e/o dalle loro vere soluzioni.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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