MIGRANTI: AL VIMINALE IL FESTIVAL DELL’IPOCRISIA

Punture di spillo

           E menomale che Roma non ha un porto, altrimenti  l’accoppiata Piantedosi-Salvini l’avrebbe scelta  per farci attraccare qualche ONG con un “carico” di migranti a bordo.

           Il duo Prefetto-Segretario Lega, dopo varie “musate” con l’Europa, ha escogitato il sistema per non perdere la faccia: dirottare le navi umanitarie in porti di sbarco il più lontano possibile. Non più in Sicilia o in Calabria, che sarebbero le destinazioni naturali, ma a… Ravenna, Livorno, Taranto, Salerno, Bari, Gioia Tauro, ed ora…Ancona. Tutti Comuni governati dal centrosinistra. Che casualità!

           Per raggiungere la città marchigiana occorrono quattro giorni di navigazione con profughi che non stanno certo facendo una crociera di piacere e con costi di gran lunga maggiori per raggiungere approdi lontani e inediti rispetto al passato.

           Una decisione, quella del Ministero dell’Interno, apparentemente senza logica. E invece una logica c’è: far toccare con mano al centrosinistra che la pressione migratoria sul territorio italiano è ingestibile. Pazienza se tutto questo avviene sulla pelle delle centinaia di esseri umani strappati dalle onde del mare! L’importante è che il partito di Salvini riprenda quota come ai tempi del governo con i Grillini.

            Il fatto è che dal 22 ottobre, quando ha giurato il governo di Giorgia Meloni, c’è un ministero – il Viminale – dove si potrebbe festeggiare il festival dell’ipocrisia. Cominciando dalla scelta del ministro un… clone di Matteo Salvini.

           Per settimane, prima della nomina, giornali e televisioni hanno assistito ad un valzer di annunci e di smentite, tutte in capo alla Destra: il segretario della Lega, memore dei mesi di gloria quando era agli Interni e forse “a corto” di felpe, si ripropone per la guida degli Interni, Meloni si oppone,  e così per giorni e giorni….

           Poi, finalmente, fumata bianca: Salvini, obtorto collo, viene dirottato alle Infrastrutture  ma qui assistiamo alla prima ipocrisia: Al  Viminale, va il suo ex Capo di Gabinetto Matteo Piantedosi. A Roma si dice che… se non è zuppa è pan bagnato.

           Non solo, il ministro del Sud e delle politiche del mare, Nello Musumeci, non ha la competenza sui porti e le Capitanerie  che passano alle Infrastrutture. E così, il giorno dopo, ecco che Salvini fa sapere “urbi et orbi” di aver già presieduto una riunione con il comandante della Guardia Costiera per dargli precise indicazioni.

           Sembra che con tutti i problemi da affrontare al ministero questa fosse la priorità. Peccato che ancora non era iniziata la trasmissione di Fiorello altrimenti lo showmen ci avrebbe fatto un numero di grande ilarità. E in fatto di priorità il neo titolare del Viminale, forse su indicazione dello scalpitante Salvini, esordisce con una provvedimento contro i rave party

           E, sempre in tema di ipocrisia, arriviamo ai primi giorni del nuovo anno quando dal cilindro del Ministro esce, come si è visto,  una direttiva allucinante: pescare i porti sicuri in città amministrate dal centrosinistra.

Non importa se sono al nord, l’importante è creare problemi agli avversari politici. Anche in questo caso, probabilmente, con il patrocinio del ministro-ombra  Salvini.

           Sorge un dubbio: invece di far inanellare figuracce su figuracce al povero Piantedosi, un fedele civil servant, non sarebbe stato meglio rimettere al Viminale il segretario della Lega che in tema di sbarchi e di lotta alle ONG, ha dimostrato… di saperci fare?

PdA

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