L’ORRORE

Se dovessi essere ucciso, Willard, vorrei che qualcuno andasse a casa mia e dicesse a mio figlio…tutto. Tutto quello che ho fatto, tutto quello che lei ha visto. Perché non c’è nulla che io detesti di più del…fetore delle menzogne. E se lei mi capisce Willard…lei farà questo per me…” Dalla sceneggiatura del film ‘Apocalypse Now’.

Un uomo, nel tentativo di barcamenarsi in questo mondo così instabile e per nulla rassicurante, può provare vari metodi per capire, incluso quello di procedere “nella scienza, come nella vita, con il metodo dell’apprendimento per prove ed errori, cioè di apprendimento dagli errori.” K. Popper.

Utilizzando questo metodo, una persona potrebbe, innanzitutto, conoscere come funziona la disumanizzazione, e se necessario cercare di capire la sua importanza.

La disumanizzazione è il processo attraverso il quale l’essere umano perde le caratteristiche che lo definiscono come tale e i diritti  connessi alla condizione umana. Si tratta di un fenomeno diffuso che si verifica in un’ampia varietà di situazioni e contesti ed è piuttosto comune nei gruppi sociali caratterizzati da una dinamica di potere oppressivo.

Alcuni esempi di disumanizzazione sono il trattamento umiliante, lo sfruttamento del lavoro, la sottomissione a regimi come quello iraniano attuale . 

Quale futuro può esserci per un regime che uccide i suoi giovani? Le domande continuano a scoppiettarmi in  testa, come pop corn mentre il sangue scorre a fiumi per le strade dell’ Iran, ormai da più di 3 mesi. Il regime sa come esercitare il suo potere fatto di torture e terrore. Nessun uomo o donna iraniana dubita della capacità dei pasdaran di calpestare, le urla che sfidano gli Ayatollah .

Ma la tattica della paura non sembra più essere così efficace, tanto è la rabbia dei giovani iraniani.

La morte di una giovane donna, Mahsa Amini, a Teheran il 16 settembre, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per aver indossato il velo obbligatorio in un modo ritenuto inappropriato, ha dato vita ad uno tsunami  di risentimento è accumulato in decenni di tirannia. Il risentimento di una gioventù urbana priva di un orizzonte in un paese privo di un futuro costretto a vivere una anacronistica realtà.

Quindi, per dare il via, a tutto questo si dovrebbe anche capire quale ruolo, la disumanizzazione ha avuto in quello che viene considerato il singolo evento più distruttivo nella storia umana: la seconda guerra mondiale con i suoi settanta milioni di persone morte. Molti sono stati bruciati vivi da bombe incendiarie e, alla fine, da armi nucleari. Altri milioni sono stati vittime di un genocidio sistematico. La disumanizzazione (l’arte di non definire gli umani in quanto tali) ha reso possibile gran parte di quella carneficina.

Tutti sappiamo, al di là di quello che si vede nei cinematografi, che è molto difficile, psicologicamente, uccidere un altro essere umano. Quando accade, potrebbe essere utile capire come pochi esseri umani riescono a superare le inibizioni, profonde e naturali che permettono loro di trattare altri esseri umani come animali selvatici, parassiti o predatori pericolosi. Forse la chiave sta proprio in questo, non riconoscere gli umani come umani.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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