I “VERI” ALLEATI DI MELONI? PD E 5 STELLE

   Mio padre diceva che c’è chi, per convincersi di una cosa non vera, la ripete a se stesso almeno due o tre volte. Ed è quello che mi è venuto in mente quando Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, ha detto più volte di fidarsi dei suoi alleati…

          Ma quali alleati? Matteo Salvini che quel “posto” a Palazzo Chigi aveva “prenotato” da tempo e che se ne sente defraudato?  O Silvio Berlusconi che non ha mai nascosto che avrebbe gradito un minimo di riconoscenza  da una “ragazzotta” che a soli 31 anni aveva portato dalla Garbatella a fare il ministro per la gioventù nel suo quarto governo.

          In realtà Lega e Forza Italia, nella Destra che ha stravinto le elezioni del 25 settembre, svolgono il ruolo di “nobili decaduti” e non contano più nulla: mantengono il titolo dei loro avi ma hanno mandato per stracci il patrimonio… di voti dei rispettivi partiti.

Meloni, cinicamente lo sa,  li tratta di conseguenza e di loro non si fida affatto anche se poi dice il contrario. Paradossalmente potrebbe farne a meno, anche perché  sono pronti a prenderne il posto il “gatto” Calenda e la “volpe” Renzi. Ma questa è un’altra storia e deve essere ancora scritta.

Allora quali sono gli  alleati “veri” che di fatto assicurano al primo governo di destra-destra dell’Italia repubblicana una tranquilla navigazione e il raggiungimento dei suoi obiettivi identitari? Sono PD e 5 Stelle che, per calcoli che un giorno gli scienziati della politica spiegheranno, hanno rinunciato a concertare una qualsiasi opposizione comune e ad assecondare il gioco di chi ha vinto.

Eppure, secondo gli ultimi sondaggi, i due partiti potrebbero contare su di un non disprezzabile 35 per cento che con l’aggiunta di Alleanza Verdi Sinistra e +Europa toccherebbe il 40 per  cento…

Vero che i sondaggi restano sondaggi e che le forze in Parlamento oggi hanno una diversa consistenza,  ma è anche vero che un’opposizione unita potrebbe rendere  meno spedita la navigazione del governo, con Salvini e Berlusconi pronti a coglierne i frutti.

Ma da questo orecchio PD e Giuseppe Conte non ci sentono. Eppure possibilità di rivalsa ci sono. A febbraio si vota per le regionali in Lombardia e nel Lazio, non proprio in due sezioncelle di periferia,  e i due partiti uniti potrebbero assestare un colpo micidiale al governo. Salvini potrebbe perdere il Pirellone con conseguenze nefaste sul suo futuro politico e la Pisana potrebbe restare alla Sinistra. E invece, a Sinistra, ognuno presenta un proprio candidato per cui la coalizione di Destra stravincerà anche stavolta confermando in Lombardia il leghista Attilio Fontana e conquistando il Lazio.

E Giorgia Meloni? Sempre più forte nei sondaggi, anche se il 2023 si presenterà con molti e grossi problemi – interni e internazionali – dall’inflazione alla disoccupazione, dal rischio di ripresa del covid al conflitto russo-ucraino. Per il giovane Presidente del Consiglio, caparbio e determinato, potrebbe essere l’anno della verità. Ma…

C’è un ma. La Meloni è presidente di un partito di ragazzotti e nostalgici del vecchio MSI,  da una vita all’opposizione e quindi del tutto privi di cultura di governo. Eppure sono loro a guidare il Paese! Basta guardare la photo opportunity  nel giorno del giuramento per mettersi le mani fra i capelli.

In questi giorni varie trasmissioni televisive mandano in onda, impietosamente, un filmato della Meloni che anni fa protestava per la benzina troppo cara per via delle accise che nessun governo si decideva a togliere. Lo ha fatto l’Esecutivo di Mario Draghi ma puntualmente, ovviamente per motivi di cassa, il governo di Destra le ha ripresentate. Come dire: Un conto è stare all’opposizione, altra cosa quando entri nella stanza dei bottoni e devi decidere.

E poi Giorgia Meloni non ha nessuno con il quale confrontarsi e farsi aiutare nelle decisioni da prendere. Qualcuno, autorevole, che dietro le quinte la possa aiutare, eventualmente correggere, per esempio,  a non farsi sfuggire la frizione. Le manca quello che Gianni Letta o Fedele Confalonieri sono stati per Silvio Berlusconi.

Forse ha sbagliato ad assecondare la “voglia” istituzionale di un Ignazio La Russa o le “stellette” di Guido Crosetto. A loro no, ma alla “neofita” Giorgia avrebbero potuto far comodo con i loro consigli. Non tanto per arginare “l’inconsistenza” di PD e 5 Stelle, ma due squali come Salvini e Berlusconi che attendono il momento giusto per sferrare il loro attacco.

PdA

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