IL SUD CHE SARA’.

Beaumont sur Mer 22 dic. 2022

Da oltre mezzo secolo la Calabria non riesce a ridurre il divario economico rispetto alle regioni del Centro Nord. Restano ampie differenze nel mercato del lavoro, nella struttura produttiva, nella capacità di esportare beni e servizi. Il ritardo economico si manifesta nel permanere dei flussi migratori. In molti comparti dell’intervento pubblico vi è anche un significativo divario nella qualità dei servizi forniti ai cittadini; in importanti casi ciò ha luogo nonostante la spesa pubblica nel Mezzogiorno non sia inferiore a quella che si riscontra nelle altre aree del paese.

Il flusso di risorse pubbliche verso le regioni meridionali resta ampio, riflette soprattutto il divario tra una spesa pubblica sostanzialmente proporzionale alla popolazione e basi imponibili di gran lunga inferiori in tali regioni. Qualcuno ha suggerito che il Sud si debba guardare in una prospettiva strabica. Si deve leggere nei suoi dati ricorrenti ma anche nei cambiamenti che, nonostante tutto, si manifestano nel corso del tempo che passa.

È imbarazzante vedere le Amministrazioni della cosa pubblica meridionale navigare a “vista”. È imbarazzante guardarle mentre progettano qualcosa e poi scoprire che hanno cambiato idea.

Sotto l’occhio ardente dello Stromboli e l’azzurro del Mare di Ulisse. “Con navi io giunsi e naviganti miei, fendendo le salate onde ver gente d’altro linguaggio, e a Temesa recando ferro brunito per temprato rame, ch’io ne trarro”.

Basta solo guardarsi attorno, osservare le colline, fare magari una passeggiata all’aria aperta per scoprire la peculiarità del paesaggio, a volte selvaggio e incontaminato, colorato dall’argento dei propri ulivi, gli alberi sempreverdi e molto longevi di cui la Calabria avrebbe dovuto fare il suo punto di forza dell’economia regionale.

Oggi, infatti, è ai i primi posti tra i produttori di oli italiani. In Calabria, la produzione dell’olio è da sempre molto importante e curata. Questo perché, fino a qualche tempo fa, era l’unico sostentamento e poi perché quasi tutti hanno uno o più uliveti, mentre chi non ce l’ha spesso s’impegna a raccogliere quelle d’altri facendo a metà col raccolto.

Negli ultimi mesi sono stati posti dei quesiti all’attuale Amministrazione regionale. Quesiti che non hanno avuto nessuna risposta. Il mare di Ulisse inquinato, le facili autorizzazioni che hanno deturpato i centri storici e archeologici, le perplessità sugli  uffici comunali del demanio e le assegnazioni dei lotti estivi, i cancelli che ostruiscono l’attraversamento di villaggi turistici. Si potrebbe continuare all’infinito. Questa è l’imbarazzante coerenza di un presidente della Regione che pretende di governare questa nostra terra tramite slogans, frasi fatte e, cosa ancora peggiore, seguendo gli umori “famigliari”.

 Naturalmente, chi ragiona così ha la memoria corta. In questo periodo il mio pensiero non può che andare agli indigenti e alla vergogna che i calabresi provano nel vedere questa Amministrazione stralunata che passa il tempo nel presenziare a qualsiasi stupido evento.

 “Stiamo lavorando per voi”. La Giunta regionale ha capito che non serve più neanche il loro portavoce Sparaballe, bastano i volti sorridenti dei suoi componenti che quotidianamente appaiono su alcuni siti compiacenti del Web. È imbarazzante vedere un governo regionale che si comporta come una parrocchia, invitando i bambini a rivolgersi a Babbo Natale per ricevere qualche piccolo cadeau! Niente, o quasi, sussidi, perché non sono educativi… e la gente, la gente ha sempre più fame. E la sorridente Giunta cosa fa? Niente, non sa cosa dire e cosa fare, balbetta articoli del regolamento, appellandosi alla facoltà di non rispondere.

In questo degrado socio-culturale, forti degli interessi economici che si vanno addensando sulla zona a causa dell’edificazione selvaggia, si sono insediate con successo le organizzazioni criminali. Periferie e centri storici sono nel Mezzogiorno, accomunati dallo stesso, identico grado di invivibilità e marginalità sociale.

Decadenza di valori tradizionali e difficoltà a rimpiazzarli, individualismo dilagante, stimolazione al successo e difficoltà a raggiungerlo, marginalità economica che diviene marginalità sociale e psicologica: questi i fattori maggiormente suscettibili di condurre alla devianza i soggetti marginali. Dove la mobilità è maggiore e dove di conseguenza i controlli vengono meno del tutto, come nella zona di deterioramento delle città si sviluppano aree di corruzione, di promiscuità e di malcostume.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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