ANATOMIA DI UN BORIOSO

Da strano ottimista Machiavelli scriveva, in una delle sue rare citazioni di Aristotele, l’autocrate, nell’ esagerazione del suo potere, finisce per commettere violenze gratuite che dovrebbero poi ritorcerglisi contro e determinare la propria rovina, come quando – prima tra le cause di rovina del tiranno – si commette violenza sulle donne altrui. E ciò perché non può poggiare sul consenso del popolo, giacché “a uno principe è necessario avere il populo amico, altrimenti non ha nelle avversità rimedio”.
Proprio perché non avrebbe mai il consenso del popolo amico, le dittature giocano sulla velocità del sorgere e dello stesso governare, esercitando scorciatoie che, nella rottura sistematica del tempo comune, producono, a vario titolo, violenza.
Sempre un Machiavelli ottimista, utilizzava in questo senso espressioni assai dinamiche per descrivere le vicende della tirannide – dall’afferrare l’occasione – all’occupare lo spazio vuoto di potere – all’impeto di conquistarlo, dal tenere con fatica, al perdere in un solo colpo, in modo disastroso, quanto conquistato, (tracciando così una vera e propria fenomenologia sulla scarsa consistenza del potere); soprattutto sottolinea l’elemento del tempo (“il tempo si caccia innanzi ogni cosa e può condurre seco bene come male e male come bene” come decisivo sui rapporti di forza, di fato e di disfacimento di questo potere senza-misura. Da qui, il senso della fretta o dell’affrettarsi nel tentativo estremo di rattoppare un potere altrimenti costantemente sospeso e conteso, sul punto di scomparire.
Il dispotismo assoluto e accentratore come fu il caso di Cesare che tentò di concentrare ogni potere sulla propria persona, o, ancora, di Agatocle che, secondo una tradizione non per forza fedele, nacque da una famiglia di umili origini e, grazie alla sua prestanza fisica e abilità militare, riuscì ben presto a scalare le vette del potere di Siracusa . 
In questo senso, la ‘Konducaria’ appare tanto forte oltre ogni misura e dunque violenta, quanto debole per via della instabilità congenita di cui sembra essere composta . Già gli antichi greci avevano costantemente sottolineato la debolezza della figura del Konducator. Ed è proprio in virtù della sua fragilità che suscita paura.
Da questo punto di vista, il dispotismo appare come il modo più instabile del potere in quanto la sua stessa forza si fonda sull’instabilità, che è una instabilità libera da argini e confini, in cui l’imprevedibilità dell’esercizio arbitrario, frettoloso, è concentrata a mantenersi oltre ogni possibilità di adesione e meno che mai di consenso.
Anche in questo senso, gli uomini che non possono poggiare gli uni sugli altri in un sistema solidale, ma sono costretti a bilanciarsi e sbilanciarsi da sé verso se stessi, contribuiscono a conferire instabilità ai tempi in cui la dittatura si manifesta come potere, avvalorando ciò che si muove sotto e sopra di loro senza apparente criterio, se non quello di mantenere lo stato di dispotismo, nella sua instabilità, il più a lungo possibile.
Per concludere, dunque, la voglia di ‘kondurre’ gli altri sembra essere connotata nella sua essenza da instabilità, incertezza, paura bilaterale, fretta, arbitrio, dismisura, lo straripare dei costumi, del comune sentire, dal bene comune, pressione e oppressione di una vita ridotta e tradotta al suo egoismo animale o ad un servilismo vegetale.
Questo desiderio quindi, non è una forma di governo, ma qualcosa di informe, in quanto rompe la forma stessa – la quale, per essere forma, ha dei contorni che la definisce e la limita – per sconfinare nell’informale capriccio del Konducator o dei tiranni in conflitto tra di loro, spingendo il popolo oppresso e diviso ad un egoismo indotto e disperato, che lo lacera ancor di più, nella vana speranza che esso non possa rispondere o reagire, destituirlo o toglierselo dai co….

Gigino Adriano Pellegrini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *