27 Settembre 2024– di Giuseppe Careri
E’ stata dura; molto dura. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. 50 anni di speranze, di successi, di conquiste, di cadute dalle quali ci siamo sempre rialzati sia pure con diverse escoriazioni, con ferite piccole e grandi.
Il merito va innanzitutto a Lei che con la sua forza, la determinazione, il sorriso, la voglia di mantenere salda l’unione del matrimonio, della famiglia, si è impegnata, si è sacrificata, decisa, abbandonando il mondo del lavoro per stare accanto ai figli e all’uomo della sua vita all’epoca ancora ragazzo, ignaro del percorso insidioso e difficile della vita.
Lui si è adeguato, a volte ribellato, spesso offeso dall’irruenza della propria moglie. Ha dovuto scrollarsi di dosso l’oscurantismo della periferia, dell’ignoranza, di un mondo che all’epoca, il 1966, viveva invece la stagione del miracolo economico.
Ha dovuto stringere i denti per cercare di evolversi, competere con un mondo a volte crudele, che spesso ti respinge, soprattutto quando fai parte degli “ultimi”. Ma la presenza di Lei lo ha spronato, incoraggiato, spinto in avanti per conquistare un posto in una società che molto spesso ti respinge.
E’ stata un’unione stretta, forte, mai banale. Con liti, riconciliazioni, riappacificazioni, di nuovo turbative, lotte, pigiami e camice strappate, posaceneri lanciati come un missile, o il lancio di una padella con gli spinaci appena cotti che volano per la cucina. Una vita fatta di gelosie reciproche, di difesa del proprio habitat, in particolare quello della famiglia, dei figli, lontano da tutti, dai parenti, dagli amici.
Il suo grande dono è stato il dedicarsi ai figli che ha curato come dei gioiellini preziosi, intoccabili. Li ha difesi da tutto e da tutti. Li ha curati, cullati, amati, sempre. Ha rinunciato per loro al suo lavoro, alla sua arte del cucito, alla sua predisposizione a comandare, ad avere un ruolo da manager. E lo ha fatto senza rimpianti, senza dolore salvo, poi, lamentarsene in continuazione e dire: io a dodici anni già lavoravo…
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E’ stata una compagna a volte difficile, prepotente, violenta, passionale, ma, soprattutto, una compagna caratterizzata dall’amore protettivo, dal desiderio di tenere salda un’unione, una famiglia, i figli.
50 anni. Una vita passata insieme. Tra alti e bassi, tra amore e, posso dirlo, quasi odio. Ma alla fine ha prevalso l’amore, la stima reciproca, la voglia di vivere insieme, di costruire, educare e proteggere i nostri figli a cui abbiamo dedicato tutta la nostra vita. Lo abbiamo fatto con la presenza, con l’intuito, con un’attenzione pressante, con il sacrificio, spesso con il dolore inimmaginabile per una malattia importante di un figlio, per una ferita causata da una caduta nel prato, o per uno dei tanti incidenti con il motorino. Lo abbiamo fatto, perché si usa così, a volte ingenuamente, non avendo ricevuto un’educazione a sostenere il peso e il grande sacrificio che devono sostenere i genitori nel corso di una vita. A volte abbiamo sbagliato, altre volte abbiamo preso la decisione giusta, spesso non siamo stati compresi. Ma sempre per il bene dei figli.
50 anni, una vita. Un’unione ricca di umanità, di amore, a volte di violenza, che ha dovuto sostenere scelte difficili, a volte drammatiche. Abbiamo cercato di farlo al meglio. Non so se ci siamo riusciti. Certo lo scopo, il pensiero, l’impegno è stato sempre quello di salvaguardare i figli, il matrimonio, la famiglia.
E la loro presenza qui dimostra che, almeno in parte, ci siamo riusciti.
Dedicato a figli e nipoti
Giuseppe Careri