SETTEMBRE…NERO. RISCHIA LA DESTRA DI GIORGIA E SALVINI
In altri momenti, per Giorgia, sarebbe stato il colore preferito, “cullato” prima negli scantinati della Garbatella e poi tra i camerati di Colle Oppio.
Ma oggi, no. Un mese così… problematico non se lo sarebbe mai immaginato. Davanti al televisore ad ascoltare e…tremare per una Signora che in pochi giorni le ha mandato all’aria tutte le sue certezze. Soprattutto sulla “qualità” e “affidabilità” della squadra di governo, messa su nonostante i giudizi “tranchant” di Silvio Berlusconi.
Ha dovuto mandare a casa colui che avrebbe dovuto affermare, dopo anni di oscurantismo, l’ideologia culturale della Destra. E…invece!
E’ bastato toccare solo una tessera del mosaico governativo, sostituendo Sangiuliano con Giuli, per cominciare ad accarezzare l’idea del tanto detestato rimpasto, “liberandosi” così anche di qualcuno non all’altezza delle aspettative e rafforzando la squadra con un paio di ingressi che potrebbero raccogliere l’eredità del …futuro vicepresidente: esecutivo o…semplice?
Non lo dice ma la Ducetta teme che anche elettoralmente le cose potrebbero non andare bene. Il rischio è di un en plein degli Avversari in Umbria, Emilia ed anche in Liguria, dove si candida l’ex ministro Andrea Orlando.
Di qui la decisione di giocarsi il tutto per tutto con il Sindaco di Genova Marco Bucci, inizialmente contrario per via di un tumore che però sta curando. Ma alla Premier questo poco importa: Proprio la malattia potrebbe trasformarsi cinicamente in un “raccoglitore” di voti e creare problemi al candidato del “campo largo”.
E poiché la paura elettorale fa 90, Giorgia Meloni si è turata il naso stringendo un’alleanza con il sindaco di Terni Stefano Bandecchi che a destra ha fondato un partitino, Alternativa Popolare”, e che più volte è stato criticato per il suo temperamento “vulcanico” con gruppi di tifosi della Ternana e nel 2023 protagonista di uno scontro in aula con alcuni consiglieri comunali, proprio di Fratelli d’Italia. Ma, come si è detto, il timore di perdere ha portato la Ducetta a fare buon viso ma cattivo gioco”.
Ma nel “pallone” non ci sta finendo solo ”Io so Giorgia” ma anche, per dirla con De Luca, quello che “senza la barba sembra un Capitone”. Un’espressione che forse ha fatto centro nel segretario della Lega che da mesi gira con il suo bel faccione con la barba.
Ebbene, anche Salvini è preso tra due fuochi: il rebus Vannacci e l’imminente sentenza di Palermo per il processo Open Arms. Per il segretario del Carroccio non sono giorni facili, anche in vista dell’imminente congresso regionale in Lombardia che lo ha portato a blindarsi con due vicesegretari di sicura fede: Stefani e Durigon.
Più complessa la vicenda giudiziaria che dopo quasi quattro anni sta giungendo a sentenza. Salvini è accusato di aver negato per 19 giorni nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti per una mira esclusivamente elettorale e per un interesse politico. E’ caduta infatti la tesi difensiva del “preminente interesse pubblico” e della difesa dei confini. Ed ora il segretario della Lega rischia seriamente una condanna.
E’ in queste acque, non proprio tranquille, che naviga la Destra di governo con uno tsunami partito dalla bionda Maria Rosaria Boccia. Come ha detto Antonio Padellaro la mancata Consulente ha fatto in pochi giorni quello che le Opposizioni in due anni non sono riuscite a fare.
PdA