SANGIULIANO: LA PREMIER CHIEDA SCUSA AGLI ITALIANI
E3 “De te fabula narratur”. Il primo passo Giorgia Meloni lo ha fatto: ha cacciato il Ministro Sangiuliano. In ritardo, e forse non basterà, ma lo ha fatto. Gli italiani ora si attendono che la Presidente del Consiglio chieda loro scusa, dopo averli “rassicurati” in televisione.
Sarà difficile perché la “ragazzotta della Garbatella”, da quando è arrivata a Palazzo Chigi, conosce solo “l’arrocco”. Ogni volta che uno dei suoi fedelissimi sbaglia – e sbagliano in molti – lei nega l’evidenza e fa finta di niente o dà assicurazioni che lasciano il tempo che trovano.
E’ accaduto con la Santanché, con Delmastro, con il pistolero dell’ultimo dell’anno, con Lollobrigida, con l’ “affaire” Sangiuliano. Se invece di difenderlo Giorgia avesse subito accolto le dimissioni, la vicenda forse si sarebbe presto sgonfiata e sarebbe ricaduta tutta sull’ex ministro.
Ma così non è stato. La Premier – come ha sempre fatto – ha reagito di pancia, lo ha difeso a spada tratta, ha creduto al Ministro e ha dichiarato chiuso un caso che chiuso non lo era. Ma soprattutto – questo il vero motivo – la Ducetta ha cercato di non subire le pressioni dei giornali e delle opposizioni che da giorni reclamavano le dimissioni di Sangiuliano. Ma alla fine ha dovuto capitolare spostando di fatto dal Ministro alle sue spalle la responsabilità della telenovela.
Sono due anni che si dice che la squadra di governo è inadeguata. Ed è vero. Ma la principale responsabile è proprio Giorgia Meloni. Quelli di Fratelli d’Italia li ha scelti lei, con un solo criterio: la fedeltà e l’amichettismo che dice di voler combattere. Altro che la competenza!
Soprattutto, in questi “neofiti” della cosa pubblica, manca quella prudenza che spesso nasce dalla frequentazione delle stanze dei bottoni. E i postfascisti che dal Colle Oppio si sono spostati al governo, vissuti ai margini dell’arco costituzionale, questa esperienza non ce l’hanno.
Anche Meloni che, insieme alla parola dimissioni, ha una paura terrificante dell’eventualità di un rimpasto. Forse perché s’illude di arrivare indenne alla fine della legislatura ma anche perché si sente inadeguata a fronteggiare gli inevitabili “appetiti” degli Alleati. La vicenda delle nomine Rai docet.
E il Richelieu di Palazzo Chigi, Giovambattista Fazolari – quello che aveva suggerito alla Premier di… resistere – le consiglia di procedere a piccoli passi: oggi Sangiuliano, domani il sostituto di Raffaele Fitto, poi quando arriverà il rinvio a giudizio della Santanché e così via eventuali altre sostituzioni. Niente rimpasto ma nomine ad hoc rispettando la “casa” di appartenenza.
E il Colle? Difficile stia a guardare. Più probabile che scatti una moral suasion per un passaggio parlamentare e una nuova fiducia. Su Salvini e Tajani non dovrebbero esserci problemi ma su Vannacci e qualche altro cane sciolto…?
PdA