MIGRANTI E AUTONOMIA: LA LEGA CONTRO IL PAPA E LA CEI
MRicordate quando senza alcuna convinzione, per “catturare” il voto cattolico, Matteo Salvini baciava rosari e con le mani giunte e il capo chino invocava aiuti dall’alto? Una sorta di cristianesimo “a la carte” pronto ad essere disinvoltamente rinnegato non appena la Chiesa non condivida le scelte sull’immigrazione e sull’autonomia differenziata.
Ed ecco che Governatori, apparentemente moderati, come Zaia e la “Gazzetta Ufficiale” del Governo (Libero) si arrampicano sugli specchi per cercare di portare acqua al mulino leghista, parlando di “sbandata dei prelati” e di Cei “barricadera”.
Papa Francesco è stato chiaro quando ha bollato come “un peccato grave” l’atteggiamento di “chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti”. E a chi si riferiva il Pontefice se non ai Salvini e ai Piantedosi – e ovviamente alle Meloni – impegnati a creare problemi ai salvataggi in mare, soprattutto delle ONG?
Ma Libero, con un editoriale di Mario Sechi, ha la sfacciataggine di scrivere che “il governo si muove in quella direzione fin dall’inizio della legislatura”. Eppure, proprio a Cutro, con 94 morti accertati e per i quali non si fece nulla per salvarli, Sechi esordì il 26 febbraio 2023 come portavoce di Giorgia Meloni in una disastrosa conferenza stampa, duramente ripreso pubblicamente dalla segretaria personale della Premier.
La musica non cambia quando Salvini e la Destra neofascista, sull’Autonomia differenziata, si sorprendono per “i vescovi che scavalcano per decibel e disinformazione la sinistra”.
Addirittura per il Governatore veneto “è importante capire” se non sia una “opinione isolata” la critica del vicepresidente della Conferenza episcopale italiana Francesco Favino secondo il quale “non solo avremo tante Italie quante le Regioni, ma si rischia pure un Far West tra quelle povere”.
Posizione isolata? Niente affatto. Basti ricordare che lo scorso 24 maggio la Cei ha ufficialmente bocciato la riforma Calderoli accusandola di “minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni che è presidio al principio di unità della Repubblica”.
Ma è proprio ciò che i leghisti non vogliono: l’unità del Paese. E meraviglia che Giorgia Meloni la stia barattando sul tavolo del premierato.
A meno che il disegno “nascosto” della Destra – ed è assai probabile – non sia quello di buttare alle ortiche la Costituzione nata dalla lotta antifascista per “inaugurare” di fatto, dopo 80 anni, una Seconda Repubblica meloniana e postfascista.
Un obiettivo per raggiungere il quale “tutto fa brodo”. Anche l’alleanza con il duo Vannacci-Salvini.
Prima il Generale perché, a destra, è quello che ha i voti mentre con il segretario della Lega siamo ancora al Papeete.
pdA