Il diario di Pietruzzo 12

MELONI SI CONDANNA IN EUROPA ALL’IRRILEVANZA

La decisione di Giorgia Meloni di votare contro Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea che però – con l’ingresso dei Verdi europei – è stata eletta con una maggioranza più larga delle attese, mi ha ricordato un episodio dei primi anni di giornalismo.
Il redattore capo, al quale ero stato affidato per “srozzarmi”, lesse l’articolo che gli avevo portato, lo appallottolò e lo buttò nel cestino. “Avevi quattro modi diversi di iniziare: Non ne hai indovinato nessuno” e mi rispedì alla… macchia da scrivere. Ed è quello che dopo giorni di trattative è accaduto al nostro Capo del Governo.
Sono mesi, dopo le elezioni europee, che la Premier non ne azzecca una e a Strasburgo ha perso l’occasione per correggersi, restando “prigioniera” dell’essere Presidente del Consiglio e ad un tempo anche leader dei conservatori.
La Ducetta non è stata capace di scindere i due incarichi e di ricordarsi che gli interessi del Paese di cui è Presidente vengono prima delle beghe di botteguccia portandola, o consigliata (Fazzolari), di sfruttare l’elezione dell’ “amica” Ursula e inserire la Destra di ECR alla luce del sole fra i grandi elettori, consacrandosi come vera leader europea.
Così non è stato perché Popolari, Socialisti e Liberali, maggioranza nel Parlamento europeo, sono stati irremovibili nello stendere un “cordone sanitario” che escludesse le Destre, quindi anche la corrente della Meloni che aveva cercato di entrare come “cavallo di Troia” nella nuova maggioranza.

La Premier non ha capito che proprio lo spostamento a Destra dell’elettorato dei ventisette Paesi ha convinto la vecchia maggioranza a fare quadrato contro ingressi “spuri” aprendo la maggioranza anche ai Verdi ed emarginando gli estremismi di destra e di sinistra
Alla prova dei fatti “Yo soy Giorgia” si è rivelata una dilettante
Era l’operazione che Meloni sognava di portare a casa sperando che il gioco dei franchi tiratori le avrebbe permesso di rendere la corrente di ECR determinante nell’elezione di Ursula e di “battere cassa”.
Ma gli altri leader (Macron e Scholtz soprattutto) l’hanno stoppata con decisione condannando l’Italia all’irrilevanza e all’ “inciucetto”, perché nel voto segreto ci sarebbero stati anche i voti di qualche parlamentare di Fratelli d’Italia. Ma alla cheticella, nell’ombra, senza la possibilità di rivendicarli.
Eppure l’Italia è uno dei Paesi fondatori e merita un ruolo tutt’altro che di secondo piano che i partner europei – indipendentemente dalla Meloni – sono disposti a riconoscerle.
Ma per averlo la sora Giorgia dovrà andare con quel “cappello in mano” sul quale per anni la Destra ha ironizzato, Salvini in testa.

PdA

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