Quisquilie e Pinzillacchere 18


I VOCABOLARI LO CHIAMANO CONDONO, SALVINI “PACE EDILIZIA”

Matteo Salvini ha dismesso le felpe di quando era Ministro dell’Interno e indossato ora il casco giallo dei lavoratori nell’edilizia per annunciare un provvedimento per chi ha dei piccoli abusi da sanare nelle proprie abitazioni. Il segretario della Lega la definisce “pace edilizia”, con la stessa disinvoltura con la quale aveva parlato di “pace fiscale” quando il governo della Destra ha chiuso gli occhi su chi non voleva pagare il “pizzo di Stato”.
A Salvini piace molto la parola “pace” mentre i vocabolari italiani definiscono “condono” qualsiasi misura governativa, tramite la quale i cittadini che vi aderiscono possono ottenere “l’annullamento parziale o totale di una pene, di una sanzione”. E poiché saremmo al… 19 condono di questo governo si capisce bene perché il Ministro si vergogni e preferisca parlare di “pace edilizia”. A casa mia si diceva che “se non è zuppa e pan bagnato”, una super sanatoria, un “salva Salvini”, un “colpo di coda”, visti i sondaggi che danno la Lega alla canna del gas, superata addirittura da Forza Italia, pur “orfana” di Berlusconi.
Per il “Capitone” la ratio del provvedimento sarebbe quella di tutelare i piccoli proprietari immobiliari. In realtà serve a “tutelare” se stesso e frenare quanti nella Lega attendono un risultato negativo per mettere in discussione la sua leadership. E infatti il suo obiettivo è di approvare il “condono edilizio” entro la metà di maggio, in piena campagna elettorale per le Europee.
Cosa non si fa per qualche voto in più! Ecco perché Salvini annuncia anche un viaggio negli Stati Uniti per essere ricevuto da Donald Trump. Aspettiamolo con una maglietta raffigurante il faccione dello sfidante di Joe Biden, come fece sulla Piazza Rossa di Mosca con la maglietta di Putin.

MELONI, VENDETTA TREMENDA VENDETTA
Un proverbio invita a “non svegliare il cane che dorme”. Che tradotto nel vocabolario della Ducetta, vuol dire: “Non disturbare il manovratore”, “chi vuole fare”. In romanesco direbbe: “non rompere”.
E il manovratore è lei, Giorgia Meloni, che, tra le tante cose, non ha gradito la lettera di apprezzamento del Capo dello Stato alla vicepreside della scuola di Pioltello che aveva chiuso per il Ramadam.
Ma la Premier ha problemi anche con la Corte dei Conti che continua a intralciare l’attività del Governo. E a Lei, concluso il “rodaggio” a Palazzo Chigi, quella che ritiene una indebita “intrusione” nell’azione di governo, non piace. Non sa invece, avendo solo il diploma di maturità linguistica, che si tratta di uno dei compiti della Corte.
Detto fatto, “Io so Giorgia” ha colto al volo il “Porta a Porta” del Gran Ciambellano per inviare un “avvertimento” al Colle dicendosi favorevole per le riforme, non solo al premierato, ma anche all’eventualità della elezione diretta del Capo dello Stato. E con la Corte dei Conti è andata giù tranchant tagliando i tempi per i controlli sugli appalti.
Tutti problemi, pensa la Ducetta, che se ci fosse il premierato, non si porrebbero. Ed ha già pronto lo slogan per l’inevitabile referendum: “Volete decidere Voi, Italiani, chi sarà il vostro Presidente del Consiglio?”.
Bene, sembra dire. “Votatemi ed io per 5 anni deciderò per voi” senza intralci e intrusioni. L’incarico potrebbe bissarsi e, conclusi gli ulteriori cinque anni, quale il problema di farsi approvare, da un Parlamento da lei trainato, una leggina per un’ulteriore proroga.
E così via! Come Putin, Erdogan e – indietro negli anni – Mussolini.

PdA

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