Quisquilie e pinzillacchere ma… non solo 5

IN ABRUZZO HANNO VINTO…L’ELMETTO E IL “CHIAGNI E FOTTE”
Non c’è stata, in Abruzzo, la replica del voto sardo e il “pendolare” di Giorgia Meloni è stato confermato alla guida della Regione.
Perché ha governato bene? Non sembra, vista in particolare la situazione disastrosa della sanità e la ricostruzione post terremoto ancora “in divenire” dopo ben quindici anni. Per responsabilità, ovvio, non solo dell’attuale Giunta. Ma agli abruzzesi poco importa. Contrariamente ai sardi che hanno deciso il loro futuro con la propria testa, i concittadini di Gabriele D’Annunzio hanno votato, un po’ come in tutta Italia, non più sulla base di candidati, di programmi e necessità territoriali, ma per schieramenti ideologici: a destra o a sinistra. E chi non si riconosce in questo schema diserta le urne.
Le opposizioni speravano di bissare il risultato della Sardegna, i partiti di governo lo temevano e così Giorgia Meloni, per non prendersi un altro schiaffone, ha indossato l’elmetto e si è abbandonata alla tipica espressione napoletana del “chiagni e fotti”, costringendo più di mezzo governo a visitare quelle terre e a “gustare” gli arrosticini di pecora ma promettendo (quando, si vedrà…) mance e mancette elettorali che, visti i risultati, hanno funzionato anche se “passata la festa gabbato lo santo”. Qualcuno dirà che la conferma del Governatore uscente lo si deve proprio a questi mezzucci da prima repubblica. Non è così! Ci sarà chi vedrà nel risultato di ieri l’assenza del voto disgiunto. Il distacco tra i due candidati è di tali proporzioni che esclude anche questa tesi.
Più probabilmente, bisogna prendere atto che il Paese – non la Nazione come ama dire la Ducetta – è da tempo di Destra e che “il vento non è cambiato” e che il “campo largo” senza leader e senza programmi non va da nessuna parte.

PdA

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